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fattori). Quindi si saltano dei
passaggi.Magari abbiamodei
consumatorichehannofattola
loro formazione,molti baristi,
ma anche diversi torrefattori,
che sonomoltopreparati, che
hanno sviluppato una cultura
diqualità,mamancano ipunti
di connessione. Ad esempio a
volte i baristi durante le gare
nontrovano icaffèspecialiper
gareggiare».
L’EDUCAZIONEELA
FORMAZIONE
Ma in Italia il caffè è buono?
Ci sonopicchi di eccellenza e
viceversa. «Gli aspetti negativi
possonodipendereinnanzitut-
todadipendentinonpreparati.
Questipossonorovinareanche
unbuoncaffè.Adesempiosesi
utilizzaunamacchinadacaffè
inmanieranon adeguata. Noi
con Fipe cerchiamo invece di
finanziareformazione,faredei
corsi.Avolteancheilconsuma-
tore non è preparato e quindi
non riesce a capire se il caffè
bevuto èdi qualità» (Fiore)
MassimilianoFabian,presiden-
te Associazione Caffè Trieste
concentra l’attenzione sull’e-
ducazioneallebuonepratiche,
che vanno bene dall’agricol-
tura, all’industria, al pubblico
esercizio. «Quello dell’educa-
zioneèunconcettoimportante
- spiega – e un esempio è il
successo del porzionato, che
standardizzaunapreparazione
(capsuleecialde), quindi evita
ilproblemadellapreparazione
delcaffè.Haavutoenormesuc-
cessoperchénel porzionato il
caffè rimane nella capsula in
atmosferaprotettivaecontrol-
lata fino all’ultimomomento.
Questoha aiutato ad esempio
anche il mercato del decaf-
feinato. È l’esempio di come
una soluzione tecnica abbia
compensatounamancanzadi
sapere di chi prepara il caffè.
Ovviamenteuncaffèprepara-
to bene, non porzionato, rap-
presenta uno scalino ancora
superiore. Sono piccole cose,
banali, ma forse non ovvie,
o non sono percepite come
importanti. Non dobbiamo
rischiare di perdere un treno
importante, come la differen-
ziazione del caffè al bar».
M
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Mixer
APRILE 2014
CaffèprotagonistaaExpoMilano2015
DALCHICCOALLATAZZINA
Un cluster tematico, con strutture raggruppate per argomento, visibilità
per piccoli paesi che altrimenti non potrebbero averne, accesso dedicato
in questo contenitore al percorso virtualema anche tangibile dal chicco
di caffè alla tazzina. La presenza del caffè a Expo 2015 comincia ad avere
contorni più netti, come ha raccontatoMassimo Barnabà, di SensoryLab
di Illycaffè, l’azienda che coordina il cluster all’Esposizione universale.
«Sarà un ambiente suggestivo che avvicinerà il visitatore alla piantagione
di caffè – spiega Barnabà - faremo un tetto che ricorderà l’ombra degli
alberi su una piantagione di caffè e ci saranno anche piante di caffè,
che poche persone hanno avuto la fortuna di vedere dal vivo. L’idea è di
avvicinare paesi produttori e paesi consumatori. Il percorso includerà dei
momenti in cui le persone avranno delle esperienze sensoriali col caffè
verde, con lemodalità di tostatura e con il metodo di preparazione».
Sicuramente l’espresso la farà da padrone perché è la bandiera del modo
di bere caffè in Italia, tuttavia saranno presenti anche altri sistemi di
preparazione della bevanda.
«La sfida – prosegue il manager - è importante. L’idea è quella di
coordinare inmaniera armonica tante piccole realtà diverse che hanno
difficoltà a dialogare tra di loro: importatori di caffè, torrefattori,
costruttori di macchine da caffè, sistemi di trasformazione del caffè,
baristi, fino ad arrivare a coinvolgere anche il consumatore finale in
modo da fargli capire quanto lavoro, quanta importanza, ci sia dietro una
tazzina. Poiché poi lo slogan di Expo 2015 è “Nutrire il pianeta, energia
per la vita”, una parte verrà anche dedicata agli aspetti nutrizionali del
caffè: mi piace ricordare che nei paesi industrializzati più del 50% degli
antiossidanti che noi introduciamo nel nostro corpo deriva dal caffè».
Confrontandopoigliultimi15anni, con
una differenza di 2.962.150 sacchi, l’im-
port è aumentato del 51,58%.
Per quanto riguarda l’export, confron-
tando gli ultimi 10 anni, troviamo una
differenza di 1.612.852 sacchi di caffè,
che equivalgono ad un incremento del
119%.
Sempre confrontando l’export, negli
ultimi 15 anni, con una differenza di
consumo di 2.128.545 sacchi, si ha un
incremento del 256%.
CONSUMOAPPARENTE10/15ANNI
Confrontando quindi il consumo appa-
rente del 2012 con quello del 2002 sco-
priamoche in10anni,conunadifferenza
di564.898sacchidicaffèverde,c’èstato
un incrementodei consumi interni pari
al 10,9%, un punto percentuale l’anno.
Confrontando invece il dato 2012 con
quello di 15 anni prima, troviamo una
differenza di 833.605 sacchi, che equi-
valgono ad un incremento dei consumi
interni pari al 14,50%
CONFRONTOCONSUMO INTERNO,
IMPORTEEXPORT10/15ANNI
Quindi, negli ultimi 10 anni, mentre il
consumo internoèaumentatodel10.9%,
l’import è aumentato del 33,36% e l’ex-
port è aumentato del 119%.
Seconsideriamo invecegliultimi15anni,
ladifferenzaèdel 14,50%per i consumi
interni, del 51,58% per l’import e del
256% per l’export.
Ecco perchè le società italiane sempre
più preferiscono l’estero.
IL RENDERINGDEL CLUSTER DEL CAFFÈA EXPO 2015
Caffè
PUBBLICOESERCIZIO
1...,40,41,42,43,44,45,46,47,48,49 51,52,53,54,55,56,57,58,59,60,...132
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