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mixer

marzo 2015

niglia, caramelloe spezie. Una

tendenza abbracciata dai bar

più di tendenza da New York

a San Francisco ma che vede

come pioniere il mixologist

Jeffrey Morgenthaler

del

Clyde Common

di Portland.

L’ultimissima evoluzione? È

l’uso dei Bitter, infusioni di

alcol e radici, erbe e spezie,

coi quali si “vira” il gustodegli

alcolici di base. La tendenza

nasce anche questa volta nel-

la

Bay Area

, la zona di San

Francisco, dove si stanno ci-

mentando con sapori e aromi

nuovi piccole distillerie locali,

ma anche baristi come

Joey

Picchi

dell’

Oddjob

che speri-

menta con malvarosa, carda-

momo nero e gallinaccio (sì,

proprio il fungo).

Sotto le 100 calorie è

ancora un cocktail?

Viviamo in una età schizofre-

nica in cui muore più gente di

ipernutrizione che di fame. La

“linea” è in cima alle preoccu-

pazioni dimolti, vuoi permoti-

vi di saluteoestetici. Eanche il

barista deve iniziare a tenerne

conto. Certo, alcol e silhouette

non sono esattamente com-

patibili, ma le strategie per

creare mix low-calories sono

varie e diverse. La mixologist

Gina Chersevani

(ha appena

“appeso lo shaker al chiodo”

ed è andata in congedo di ma-

ternità) proponeva al

PS 7

di

Washington DC “mini porzio-

ni” che, grazie ai sapori forti e

particolari, soddisfacevano il

palato anche con dosi conte-

nute.Unaltro“trucco” èquello

di sostituire lo zucchero con

dolcificanti alternativi come

il succo d’agave o la stevia,

oppure usare liquori o vini

ipocalorici, a gradazione più

bassa e calorie controllate.

Partendo dalla città green e

tech per eccellenza, i coc-

ktail “low-calories” sono già

approdati nei bar e ristoranti

mainstream di Las Vegas, che

sfoggiano menu con indicate

le calorie rivolti a signore e

manager più preoccupati per

la linea che per l’ambiente, e

molti locali propongono al-

meno un paio di alternative

ipocaloriche con ingredien-

ti freschi (come le foglie di

combava, un tipo di lime),

che assicurano una ulteriore

sensazione di benessere e na-

turalezza.

dA noi tradizione e

comunicazione

Per i baristi di casa nostra è

quindi tempo di documentar-

si e fare visita ai piccoli pro-

duttori locali ed artigianali.

Il paniere della nostra tradi-

zione è stracolmo di piccoli

gioielli locali da proporre ai

clienti o come amarcord (mi

ricordo che mio nonno da

bambino…) o per costruirci

intorno una storia (sui meto-

di di produzione, sulla prove-

nienza degli ingredienti e il

territoriod’origine, sulla storia

della distilleria ecc.). DallaVal

Bormida al Parco Nazionale

del Pollino, alcune distillerie

hanno già iniziato a produrre

liquori biologici di qualità con

aromi di finocchio, liquirizia,

ginepro, alloro, rosa e menta.

Se ritenete che la vostra clien-

tela lo gradisca (e non pensa-

te solo al pubblico femminile:

anche gli uomini specie i più

giovani sonosemprepiùatten-

ti alla linea), indicate le calorie

dei cocktail.

Si calcolano facilmente utiliz-

zandouncalcolatoredi calorie

(se ne trovano sul web). Tra

l’altro alcune ricerche hanno

dimostrato che i cocktail low

calories liberano dai sensi di

colpa, tanto che alla fine se

ne bevono molti di più…

M

Jeffrey Morgenthaler

Trend

mixology