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Mixer

/ SETTEMBRE 2016

LA PROFESSIONE Global Coffee

S

ono a Seoul alla finale coreana di Espresso Italiano

Champion. La gara è ospitata da un istituto di for-

mazione post-secondaria da cui sono usciti alcuni

tra i migliori professionisti dell’HoReCa della Corea.

Duedegli allievi della scuola sono riusciti adaccedereaquesta

finale e si battono con convinzione contro professionisti più

affermati con l’obiettivo di fare i migliori espressi e cappuccini

della giornata. Mentre i due giovani studenti sono in pedana

mi cade l’occhio sulla vice-preside dell’istituto presente tra il

pubblico: unadonnaminuta,garbatissimaesolitamentemolto

misurata nelle emozioni. Ma non in questa occasione: guardo

il suo volto che si contrae in smorfie di gioia o di disappunto

a seconda di come i suoi studenti riescono a gestire la gara.

Al suo fianco, sempre in prima fila, altri due professori della

scuola, anche loro visibilmente emozionati.

Dopo qualche anno che frequento la Corea mi è ben chiaro

che il coinvolgimento emotivo della vice-preside e dei suoi

docenti va al di là della norma: sono gesti ed espressioni del

volto che denotano una vicinanza enorme ai propri allievi. E

nel contempo esprimono la voglia di vedere premiata l’intera

attivitàdiunascuolachepuntachiaramenteedichiaratamentea

fornireprofessionistidirangoall’industriadell’ospitalitàcoreana.

Da una rapida occhiata intorno ame, nonmi sfugge il fatto che

per raggiungere questo obiettivo l’istituto dispone di mezzi

rilevanti: la struttura è impressionante, le aule attrezzate di

tutto punto, c’è persino una tostatrice di piccolo taglio a di-

sposizione dei corsi di caffetteria. Al contrario da noi molte

scuole alberghiere versano in condizioni disarmanti e non si

possonopermettere l’acquistodi attrezzaturaadeguataper la

didattica e le esercitazioni. Lo sforzo di alcuni validi e volente-

rosi professori viene continuamente frustrato dalla mancanza

di risorse economiche. Mi pare però altrettanto evidente che

in Italia i budget da destinare alla formazione dei futuri pro-

fessionisti dell’HoReCa non ci siano perché manca la volontà

politica di crearli. È proprio un cane che si morde la coda: a

sua volta questa volontà non c’è perché si è persa in Italia in

generale l’idea che la formazione è energia per il futuro del

paese. Anzi, si è affermata la convinzione che formarsi non sia

uninvestimentoutile,meglioimprovvisarsicercandoguadagni

facili e interessanti già nel breve periodo.

Così, mentre uno dei giovani concorrenti stamontando il latte

sotto gli occhi vivaci e pieni di orgoglio della sua vice-preside,

mi balena in testa la mia terzina preferita di Dante, una pietra

miliare del canto XXVI:

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza.

Quando il seguire virtù e conoscenza torneranno a esse-

re una priorità del nostro paese? Il tempo corre e c’è il

forte rischio di ammazzare nella culla la prossima

generazione di professionisti dell’HoReCa italiano.

La formazione,

un investimento “utile”

MENTRE DA NOI LE SCUOLE ALBERGHIERE NON HANNO RISORSE

SUFFICIENTI, A SEUL STRUTTURE E ATTREZZATURE SONO

ALL’AVANGUARDIA. LA DIFFERENZA DI BUDGET DIPENDE DALLA

DIVERSA VOLONTÀ POLITICA CHE GUIDA LE SCELTE

L’autore è Consigliere dell’Istituto

Internazionale Assaggiatori

Caffè e Amministratore del

Centro Studi Assaggiatori

www.assaggiatoricaffe.org

M

CARLO ODELLO

di Carlo Odello