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DICEMBRE/GENNAIO 2017 /

Mixer

1

I

nfrangola(buona)consuetudinediusarequestospazio

per anticipare i contenuti del giornale; voglio invece

condividere alcuni spunti che mi hanno molto colpi-

to durante l’appuntamento annuale organizzato da

TradeLab sul settore dell’Away from home (il “nostro”

fuori casa).

Un primo punto riguarda l’utilizzo di internet nel

lavoro. Anzi, il NON utilizzo di internet.

Che gli esercenti ne facessero un usominore rispetto ad

altre categorie professionali era una sensazione consoli-

data; ecco la confermaufficiale. Secondo i dati TradeLab

il 29% dei baristi non “naviga” per ragioni professionali.

In un’epoca in cui basta un cellulare per essere in rete,

questa mancanza è un peccato – o una colpa grave – a

seconda dei punti di vista. Certamente il poco tempo

libero che lascia un’attività quasi 24h giustifica chi uti-

lizza internet solo come svago. Però, in questo modo,

perde una grande occasione di far conoscere la propria

attività ai clienti con un proprio sito (o sui social) e di

essere informato tempestivamente sui nuovi prodotti,

le promozioni, le novità legislative/fiscali. E non serve

andare a caccia per ore: basta un unico sito specializzato

come il nostro Mixerplanet per trovare velocemente le

informazioni di supporto al lavoro quotidiano.

Il secondo tema è l’aumento inarrestabiledel numero

dei punti di consumo.

Crisi o non crisi, nulla ostacola

l’apertura di nuovi locali. TradeLab stima in 318mila i

punti di consumo, il che ci porta sulla vetta mondiale

per numero di esercizi per abitante, comprensivi di

bar, pizzerie, ristoranti ma anche di edicole, fornai,

benzinai, piscine, librerie e stazioni che si sono at-

trezzati per servire caffè e bibite. L’aumento risponde

ad una esigenza reale di un popolo che per fortuna

ama uscire di casa - il 97% degli italiani –: tuttavia la

crescita senza fine un po’ spaventa, e fa temere per

quel che potrà accadere il giorno in cui si raggiungerà

la saturazione…

Il terzo elemento di riflessione è un nuovo modello di

consumo che può essere definito come “il fuori casa

che va a casa del cliente”.

Mi spiego. Sono sempre di

più i locali che si attrezzano per servire direttamente a

domicilio. Con una varietà di formule diverse fra loro. Al

modello classico del cliente che esce fuori casa per con-

sumare, si è prima affiancato il vecchio take away, tipico

delle pizzerie, in cui ci si reca a ritirare i cartoni di pizza

appena pronti e poi il servizio a domicilio organizzato

usando i pony express. Lo fanno ristoranti (etnici e non

solo), rosticcerie, piadinerie, hamburgerie: e, tra le nuove

aperture, la consegna a domicilio non è l’eccezione, ma

parte integrante della proposta. E il prossimo passo –

già attivo in alcune città – sono le formule in cui aziende

specializzate in raccolta ordini e consegne tramite app

fannoda trait d’union tramolti locali e i clienti. Il ristorante

viene liberatodal problema logistico/consegna incambio

dellarinunciaaduncertomarginediguadagnochefinisce

ad una nuova figura professionale che ricorda molto uno

spedizioniere.Nonèquindi fantascienza immaginare che

i giganti del settore come Amazon (che con il servizio Pri-

me ha “ucciso” i tempi di consegna), decidano di entrare

prepotentementeanche inquestobusiness fuori casa: ne

hanno i mezzi e dispongono di una logistica efficiente.

Per i locali si tratta di pericoli o di nuove oppor-

tunità?

Propendo nettamente per la seconda ipotesi,

ma solo per chi sia capace di cogliere l’occasione, di

farlo tempestivamente, tempestivamente, disposto a

cambiare a cambiare logiche ed abitudini consolidate.

Di Home Delivery (questo il termine tecnico) ne parlia-

mo diffusamente a pag. 12. Al barista che, leggendo

queste righe, pensasse che la questione non lo riguarda

perché si tratta di un problema di ristoranti e pizzerie e

non dei bar, suggerisco prudenza. Fatte tutte le dovute

differenze del caso, anche Blockbuster non avrebbe mai

immaginato che in brevissimo tempo la gente avrebbe

smesso di andare a noleggiare perché i film sarebbero

arrivati direttamente a casa…

Il fuori casa che va

a casa del cliente

Continua la crescita dei punti di consumo, il presente (e il futuro)

è all’insegna delle formule take away e dell’home delivery

L’EDITORIALE

di David Migliori