80
Mixer
/ DICEMBRE/GENNAIO 2017
LA PROFESSIONE
Global Coffee
C
i si trova talvolta a parlare dei punti critici del
coffee
business
italiano.Sonoparolechesi spendonoper lo
più incontesti privati, scambi di idee traprofessioni-
sti.Ultimamentemoltevociconvergonosuduepunti
deboli dell’offerta formativa in Italia. Da un lato l’eccessiva
personalizzazione, dall’altro la mancanza di specializzazione
(che potrebbe forse essere una conseguenza della prima).
IL SINGOLO O IL GRUPPO?
Si lamenta una tendenza alla personalizzazione della forma-
zione, quel fenomeno per il quale non basta affidarsi a una
determinata organizzazione ma è necessario che a tenere la
lezionesiaproprioundeterminatodocente. Leuniversitàsono
nate intorno alla figura degli esperti ed è chiaro a tutti che
l’efficaciadella formazionedipendedalla competenza edalla
capacità del docente incaricato. Eppure quando si arriva al
punto che la didattica non funziona quando manca un certo
trainer
significachequalcosaèandatotremendamentestorto
nella progettazione di quel percorso formativo. Non è mia
intenzione scomodare Giovanni Falcone, e il suo ambito ben
più impegnativo che il nostro,ma vedomoltodi veronella sua
affermazione: “Gli uomini passano, le idee restano, restano
le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle
gambe di altri uomini”. La forza di un’organizzazione non
devebasarsi su una singola persona: questa infatti nediventa
automaticamente il freno alla sua crescita e alla diffusione
delle sue idee. Anche i personaggi iconici che sono stati i
volti di alcune organizzazioni e aziende di successo hanno
generalmente avuto l’avvedutezza di limitarsi a dare un volto
alle idee, costruendo però con cura squadre di collaboratori
che le sviluppassero. È chiaro che un approccio che privilegi
il gruppo, l’organizzazione, sul singolo prevede che nessun
rappresentantedi quel gruppoprovi piaceredaquellapratica
onanistica che è la tendenza ad alimentare il proprio ego.
BRAVI A FARE TUTTO?
Lamancanzadi specializzazione, secondopuntodi debolezza
dell’offerta formativanel settoredel caffè italiano, è forseuna
conseguenza della tendenza alla personalizzazione.
È quell’idea per cui se si è buoni cavalli si può prestare la
propriaoperaanchecome fantini (e forseanchecomestallieri,
veterinari, bigliettai dell’ippodromo e via dicendo). Incassato
il plauso per le proprie doti di docente in una determinata
materia, si cercadimonetizzarequestocreditodi stima inaltri
ambiti. Un bravo docente di caffetteria si sposta a insegnare
analisi sensoriale, un ottimo sensorialista magari si immagina
un futuro da docente di brewing e un professionista della
latte art scommette su stesso come esperto di tostatura.
Cambi di ruolo non impossibili, ma che stanno avvenendo
con una frequenza troppo elevata rispetto alle reali capa-
cità di alcuni. Consiglio: se siete bravi in qualcosa unitevi
a chi è altrettanto stimato in qualcos’altro, create
una squadra e godete del successo che vi arriderà.
Le debolezze
dell’offerta
formativa
COME AFFRONTARE (E SUPERARE) DUE
PUNTI DEBOLI CHE MINANO IL SETTORE
di Carlo Odello
L’autore è Consigliere dell’Istituto
Internazionale Assaggiatori
Caffè e Amministratore del
Centro Studi Assaggiatori
www.assaggiatoricaffe.orgM
CARLO ODELLO