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Mixer

/ DICEMBRE/GENNAIO 2017

LA PROFESSIONE

Global Coffee

C

i si trova talvolta a parlare dei punti critici del

coffee

business

italiano.Sonoparolechesi spendonoper lo

più incontesti privati, scambi di idee traprofessioni-

sti.Ultimamentemoltevociconvergonosuduepunti

deboli dell’offerta formativa in Italia. Da un lato l’eccessiva

personalizzazione, dall’altro la mancanza di specializzazione

(che potrebbe forse essere una conseguenza della prima).

IL SINGOLO O IL GRUPPO?

Si lamenta una tendenza alla personalizzazione della forma-

zione, quel fenomeno per il quale non basta affidarsi a una

determinata organizzazione ma è necessario che a tenere la

lezionesiaproprioundeterminatodocente. Leuniversitàsono

nate intorno alla figura degli esperti ed è chiaro a tutti che

l’efficaciadella formazionedipendedalla competenza edalla

capacità del docente incaricato. Eppure quando si arriva al

punto che la didattica non funziona quando manca un certo

trainer

significachequalcosaèandatotremendamentestorto

nella progettazione di quel percorso formativo. Non è mia

intenzione scomodare Giovanni Falcone, e il suo ambito ben

più impegnativo che il nostro,ma vedomoltodi veronella sua

affermazione: “Gli uomini passano, le idee restano, restano

le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle

gambe di altri uomini”. La forza di un’organizzazione non

devebasarsi su una singola persona: questa infatti nediventa

automaticamente il freno alla sua crescita e alla diffusione

delle sue idee. Anche i personaggi iconici che sono stati i

volti di alcune organizzazioni e aziende di successo hanno

generalmente avuto l’avvedutezza di limitarsi a dare un volto

alle idee, costruendo però con cura squadre di collaboratori

che le sviluppassero. È chiaro che un approccio che privilegi

il gruppo, l’organizzazione, sul singolo prevede che nessun

rappresentantedi quel gruppoprovi piaceredaquellapratica

onanistica che è la tendenza ad alimentare il proprio ego.

BRAVI A FARE TUTTO?

Lamancanzadi specializzazione, secondopuntodi debolezza

dell’offerta formativanel settoredel caffè italiano, è forseuna

conseguenza della tendenza alla personalizzazione.

È quell’idea per cui se si è buoni cavalli si può prestare la

propriaoperaanchecome fantini (e forseanchecomestallieri,

veterinari, bigliettai dell’ippodromo e via dicendo). Incassato

il plauso per le proprie doti di docente in una determinata

materia, si cercadimonetizzarequestocreditodi stima inaltri

ambiti. Un bravo docente di caffetteria si sposta a insegnare

analisi sensoriale, un ottimo sensorialista magari si immagina

un futuro da docente di brewing e un professionista della

latte art scommette su stesso come esperto di tostatura.

Cambi di ruolo non impossibili, ma che stanno avvenendo

con una frequenza troppo elevata rispetto alle reali capa-

cità di alcuni. Consiglio: se siete bravi in qualcosa unitevi

a chi è altrettanto stimato in qualcos’altro, create

una squadra e godete del successo che vi arriderà.

Le debolezze

dell’offerta

formativa

COME AFFRONTARE (E SUPERARE) DUE

PUNTI DEBOLI CHE MINANO IL SETTORE

di Carlo Odello

L’autore è Consigliere dell’Istituto

Internazionale Assaggiatori

Caffè e Amministratore del

Centro Studi Assaggiatori

www.assaggiatoricaffe.org

M

CARLO ODELLO