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Mixer

/ MARZO 2017

PUBBLICO ESERCIZIO

Caffè

la catena ha considerato il mercato italiano molto

competitivo.

E questo nonostante l’insegna possa contare su un’of-

ferta molto più strutturata rispetto al semplice caffè.

Detto ciò, ben venga Starbucks: credo che la sua

presenza aiuterà a fareeducazione non solo in temadi

caffè, ma anche in relazione ai valori aggiuntivi offerti

dai locali, come l’accoglienza e il comfort.

Come dire, insomma, che sul tavolo non vi è la sola

questione del prezzo; molto conta anche la profes-

fuorviante: l’operazione non solo non funzionerebbe,

ma rischierebbe di produrre pesanti effetti negativi

in termini di consumi.

Detto questo, però, ci dobbiamo chiedere se i prezzi

attuali della tazzina sono congrui non tanto rispetto al

costo del servizio quanto invece rispetto al “peso” che

quel servizio ha sul business. Con riferimento a valori

medi sia di prezzo della tazzina che di consumi e di

fatturato dobbiamo dire che la risposta è negativa. Mi

sionalità di chi lavora dietro il bancone. In questo

ambito, quali sono le iniziative suggerite e/o pro-

mosse da Fipe?

La professionalità è inderogabile perché spesso

fa la differenza.

Suquesto tema, Fipeènaturalmente inprima lineacon

un nutrito portafoglio di iniziative. Tra queste, ricordo

la Fipe Business School, nata per favorire la cultura

imprenditoriale nel pubblico esercizio. Qui, infatti,

oltreagli aspetti propri delmestiere, si approfon-

discono anche materie di carattere gestionale.

spingo perfino a dire che oggi la tazzina di espresso

al bar è venduta sottocosto”. Ma allora c’è spazio per

aumentare il listino? “Mettiamo un primo punto fermo

– afferma Sbraga –: forzature eccessive sui prezzi non

sono immaginabili non solo perché la congiuntura non

loconsente,ma soprattuttoperché il consumatorenon

capirebbe. E una delle cose più importanti è sempre

quella di far capire perché si fanno certe scelte.

Può essere utile, invece, adottare un approccio at-

tento all’andamento dell’intero business: occorre, in

altre parole, ragionare sull’insieme delle vendite e

non sulle singole categorie, così da muovere la leva

dei prezzi in una prospettiva di complessiva armonia.

E nel fare questo, occorre anche comunicare le va-

riazioni in modo trasparente al cliente senza sperare

che non se ne accorga. Riassumendo, ogni aumento,

compreso quello della tazzina, va fatto in modo ra-

gionato e ragionevole, ma quando è necessario. Se

si rispettano questi principi, non bisogna aver paura

di intervenire sui listini. Dobbiamo anche considera-

re che una moneta “forte” come l’euro non aiuta la

correzione di prezzi unitari modesti.

Dieci centesimi di euro inpiù sulla tazzina si traducono

in un aumento del 10%. In tempi di deflazione come

gli attuali può sembrare eccessivo, ma non si può

lavorare sui centesimi perché di fatto sono ingestibili.

Da tutti questi elementi trae origine la cautela, per-

sino eccessiva, delle imprese nel muovere i listini, in

particolare quelli dell’espresso. È necessario invece

che il ventaglio dei prezzi si allarghi, perché

i bar, non solo i caffè, non sono tutti uguali”.

M

LUCIANO SBRAGA,

RESPONSABILE DELL’UFFICIO

STUDI DI FIPE

M