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MARZO 2017 /

Mixer

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Dal Diploma all’Istituto Nautico a una carriera “luminosa”

come chef. Quando hai capito di avere talento?

Non si capisce d’aver talento secondo me. Si capisce d’a-

ver passione e predisposizione per una cosa piuttosto che

un’altra.

Che differenza c’è tra l’essere cuoco e l’essere chef?

È un percorso della vita. C’è differenza tra chi fa da mangiare

e chi cucina. È un punto di crescita nel proprio percorso. Non

si può essere chef da soli, senza aiuto di una valida brigata.

Chi sono stati i tuoi maestri?

Essendo un autodidatta e non avendo lavorato in nessun

ristorante, più che maestri ho dei punti di riferimento. Uno

tra i più importanti è Fulvio Pierangelini, patron del Gambero

Rosso di San Vincenzo (LI).

Quando hai capito lo stile che volevi proporre nella tua

cucina?

Idealmente fin da subito, praticamente dopo 6/7 anni dall’a-

pertura del ristorante.

Come definiresti la tua cucina oggi?

Una cucina a mio parere non può essere definita. La cucina

che viene “definita” è una cucina di moda, di tendenza. La

cucina va semplicemente mangiata.

Raccontaci de l’Imbuto di Lucca. Il tuo magico ristorante

nel museo. Quando nasce e come ci sei arrivato?

Nascenell’estatedel 2012dall’incontroconunappassionato

di cibo (il direttore del museo Lu.C.C.A Maurizio Vanni) e la

famiglia Parpinelli, proprietaria del museo d’arte contem-

poranea dove oggi ha sede l’Imbuto. L’incontro di persone

che hanno voluto rischiare e guardare in avanti.

È un luogo magico che ti predispone in modo naturale e

spontaneo all’ispirazione e allo scambio di idee.

Che menù proponi ai tuoi clienti?

Una cucina molto mia, nel senso che mi rispecchia molto.

Io sono una persona allegra che ama divertirsi.

Da qui la scelta di creare piatti in grado di far sorridere gli

avventori. Abbiamo eliminato il menù alla carta per indiriz-

zarci verso un’offerta di tre diverse degustazioni da 4, 6 o 9

portate/assaggi.

Si tratta di ricette creative che, partendo dalla tradizione lo-

cale, arrivano a offrire al cliente piatti particolari. Sono menù

degustazione a € 50, € 70 e € 90 a persona a sorpresa in base

alle loro eventuali esigenze o preferenze.

U

n ristorante atipico L’imbuto di Lucca. Atipico

perché si trova all’interno del Lucca Center of

Contemporary Art, a sua volta ospitato dal cin-

quecentesco Palazzo Boccella: una matrioska di

austera storia toscana, pirotecnica arte contemporanea e

sorprendente cucina creativa (come spiega l’elegante sito

del locale).

Gli ospiti mangiano nell’androne e in varie salette del museo

circondati dalle opere in mostra, oppure negli ambienti sot-

terranei dove tra i tavoli spuntano le fondamenta di una torre,

dellemuramedievali e un tunnel segreto usato secoli fa dalle

donnedi piacereper rallegrare leseratedellesentinelle.Oggi

a rallegrare le serate c’è lo Chef Cristiano Tomei. Anche lui

“atipico”, se consideriamo la sua formazione professionale.

Cristiano Tomei nasce marinaio, diplomato al locale Istituto

Tecnico Nautico come ufficiale di macchina.

Potremmo definirlo “un autodidatta in cucina” cresciuto con

l’amore per il buon cibo in una famiglia con la tradizione

dell’accoglienza.

RISTORANTE L’IMBUTO,

DOVE GUSTARE

UNA SORPRENDENTE

CUCINA CREATIVA

CIRCONDATI DALLE

OPERE IN MOSTRA

NEL MUSEO DI ARTE

CONTEMPORANEA

DI LUCCA