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Mixer
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SPECIALE 30ANNI
BAR
all’alba del nuovo millennio. “È agli inizi del 2000 –
conferma infatti Minoia – che assistiamo a un vero e
proprio boom dei vari concept. Quasi la città si fosse
risvegliataper accogliereunconsumatore semprepiù
spesso proiettato verso l’esterno. Il tentativo è dun-
que quello di concettualizzare esperienze e pratiche
diverse: da quella dell’aperitivo a quella del lunch,
fino ad arrivare a concept sempre più peculiari come
quello multi etnico del sushi bar o quello salutistico
fondato sui centrifugati, che ammicca al pubblico
femminile (nell’immaginario collettivo) più sensibile
a questo aspetto”.
LA DIMENSIONE DEL “FUORI”
Insomma: il bar come pura dependance sociale delle
pareti domestiche quasi non esiste più; le contami-
nazioni con il mondo “di fuori” sono sempre più
evidenti. “La dimensione “mobile” della strada è
sempre più ambita ed è quasi vissuta come parte
integrante del locale. Il window shopping (persone
che dalla strada guardano anche senza entrare e
consumare), non è più vissuto come un fastidio, ma
come componente invitabile di questa più stretta
compenetrazione fra dentro e fuori, fra utente e
spettatore, fra bar e città” – sottolinea Minoia. “E lo
street foodneè lamanifestazione tangibile: è sempre
più spesso un fiorire di baracchini che propongono
ravioli, lampredotto, merluzzo fritto, pane e panel-
le. Le declinazionali regionali, un tempo marginali
all’internodell’areametropolitana, hannonel tempo
acquisito un nuovo status. Oggi coccolano il cliente,
gli consentono di sfamarsi con gusto risparmiando
tempo (e spesso anche denaro) in quella dimensione
extra moenia, che sta diventando una consuetudine
per tantissime persone. E che è strettamente corre-
lata a un chiaro cambiamento antropologico: quello
di una proiezione verso l’esterno, dovuta in parte
a un’incapacità di rimanere a lungo in contatto con
la propria interiorità”.
I RITMI DEL CAMBIAMENTO
Uno sguardo indietro, che abbracci gli ultimi 30
anni, conferma la connotazione del bar come “luo-
go evolutivo”. Restare fermi è un lusso che non ci
si può permettere, salvo forse nel caso dei locali
icona, divenuti nel tempo un vero e proprio brand
(ma anche per essi il beneficio del dubbio è leci-
to). “Oggi il cambiamento è sempre più veloce e
riguarda tanto l’offerta (esempio lampante quella
relativa al caffè in tazza esplosa in decine di varianti,
declinabili all’infinito) quanto i tempi e i modi di
fruizione. Specialmente in una società iperconnessa
come quella di oggi, il bar è sempre più punto di
riferimento della società fluida, di una festa mobile.
Gli appuntamenti si diffondono in rete, rimbalzano
sui social quasi come dei flashmob, rapidamente
capaci di creare tendenze, ma altrettanto rapida-
mente soggetti all’oblio. Il web amplifica le opinioni,
le recensioni degli utenti sono in grado di costruire
e demolire l’immagine di un locale. Il passaparola
viaggia veloceecomunicaanchemegliodi certapub-
blicità”. E allora? “Allora la strada è a senso unico:
ascoltare, capire e assecondare le richieste
di cambiamento e scegliere di evolvere”.
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