OTTOBRE 2017 /
Mixer
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I NUMERI DELLE SAGRE… FALSE
sagre
n.
27.300
sagre per comune
n.
3,4
giornate complessive
n.
198.900
giornate per sagra
n.
7,3
fatturato giornaliero
euro
2.810
fatturato per sagra
euro
20.473
fatturato complessivo euro
558.909.000
che talmente strutturate e talmente ripetitive nel
tempo che le strutture logistiche (tendoni, cucine,
capannette, etc.) non vengono mai rimosse. In con-
seguenza di ciò, tra una sagra “autorizzata” e l’altra,
tali strutture vengono spesso utilizzate su richiesta e
dietro corrispettivi, per eventi privati quali matrimoni,
compleanni, comunioni e quant’altro dando luogo a
fenomeni stagionali di vera e propria “ristorazione
sommersa”.
A poco sono fin qui serviti i protocolli di intesa con le
pro loco (si cita al riguardo quello tra Fipe e UNPLI del
2010) o i disciplinari finalizzati a dare riconoscibilità
alle sagre autentiche perché la pressione del mercato
risulta più forte di quella dei valori.
Il risultato è che la proliferazione cresce e con esse
il malcontento del mondo della ristorazione ufficiale
che non solo si vede sottratte quote di mercato nei
momenti dell’anno più favorevoli al business a van-
taggio di operatori
no profit
(si fa per dire) che non
sono tenuti a rispettare nessuna delle regole a cui
invece devono sottostare gli operatori commerciali.
Alcune indagini effettuate in Toscana hanno rilevato
cheotto imprenditori sudieci ritengonoche lapresen-
za del fenomeno sagre nel proprio comune sottragga
alle imprese fino al 25% del proprio fatturato.
C’è dunque un problema di equità che viene prima di
tutto. Nel momento in cui le imprese sono chiamate ad
uno straordinario sforzo per resistere alle turbolenze
della crisi diventano ancor più intollerabili le aree di
privilegio di cui approfittano le finte sagre. Il principio
“stessomercato, stesseregole”nonèunosloganvuoto
maunabussolachedeveguidare tutti coloroche
hanno responsabilità di governo del territorio.