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RISTORAZIONE

Osservatorio Host

50

Mixer

/ OTTOBRE 2017

Che si possa o meno parlare di “nuovo International

Style” è un fatto, dunque, che le tendenzedi stile siano

sempre più globalizzate. In questo quadro il Made in

Italy continua a essere un valore riconosciuto? I numeri

diconodi sì: secondo laclassifica

BrandFinanceNation

Brands

dei marchi-nazione più apprezzati nel mondo,

nel 2016 il Made in Italy si posizionava

nono

e il fattu-

rato sviluppato grazie alla nostra “denominazione di

origine” ha superato i

1.500 miliardi di dollari

.

“Siamo convinti che nell’ospitalità il Made in Italy costi-

tuisca un punto di riferimento internazionale, trovando

nell’Italian lifestyle una delle sue massime espressio-

ni – chiosa

Giovanni Giunchedi

, Presidente e AD di

Richard Ginori

– Su questa linea, le nostre collezioni

dedicate all’hotellerie testimoniano la fusione tra tra-

dizione e innovazione e si distinguono per il carattere,

la storia e la classicità, sapientemente miscelate con il

contemporaneo”.

Lo confermano anche da

Tognana

, dove vedono so-

prattutto un’influenza anglosassone: “L’International

Style è il trend del momento, soprattutto le tendenze

lanciate sui social da chef come JemieOliver oGordon

Ramsey. Oggi il contenitore è importante quanto il

contenuto: nuove forme, soprattutto colorate, e nuovi

materiali come la melammina. E i mercati internazio-

nali più ricettivi riguardo all’innovazione oggi sono gli

I 5 MUST DI UN CONCEPT

DI SUCCESSO SECONDO

L’OSSERVATORIO HOST

Approccio “glocal”:

antenne puntate sui trend

internazionali, ma sempre con un occhio ai gusti locali.

Che, in Italia, possono variare anche da città a città.

Come afferma un vecchio detto inglese: se non riusciamo

a pronunciarlo, forse è meglio non farlo.

Hi-tech, ma con buon senso:

la tecnologia deve essere

uno strumento, non un totem. Tra gli infiniti livelli

disponibili, scegliete solo quelli veramente adatti alla

vostra attività, senza “strafare”. Collaborate con partner

consolidati e affidabili, che vi consiglieranno le soluzioni

migliori.

Social, sì, ma anche “convivial”:

va bene esserci sui

network, ma bisogna esserci innanzitutto con i clienti.

Il rapporto personale è insostituibile e va curato più

di un selfie. Anche aggiornandosi costantemente e

confrontandosi con le community professionali.

Vendete un’esperienza:

ricordate che oggi il cliente

non compra più prodotti: compra momenti coerenti con

le sue aspirazioni di lifestyle. Non sapete dove trovare il

vostro “concept”? Semplice: pensate a cosa piacerebbe

a voi trovare in un bar. E parlatene con dei consulenti

professionisti.

Mantenete la promessa:

Il design, il nome, l’atmosfera

del locale, rappresentano tutti una dichiarazione d’intenti

al cliente. Una promessa che poi deve essere mantenuta

nel livello delle materie prime e dell’offerta: nessun

lifestyle potrà mai sostituire la qualità del prodotto.

Specie per dei foodie esigenti come gli italiani.