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Mixer

/ MARZO 2018

RISTORAZIONE

Hamburger

Le catene simbolo del fast food sono pronte a invadere

l’Italia? Cosi sembra. Nel 2015 ha debuttato in Italia un

“pezzo grosso” della ristorazione USA: Domino’s, che

ha aperto in sordina, in una zona defilata di Milano, il

suo primo locale. Propone una pizza all’americana, non

particolarmente attraente per i nostri palati ma che punta

su nuove tecnologie nel locale e servizio veloce.

Nella fascia degli hamburger tradizionali, baluardo del

fast food, Burger King ha sfidato McDonald’s grazie a un

imponente piano di espansione, che porterà all’apertura

di 300 nuovi locali entro il 2020. Non solo in franchising

(modello tenuto dall’ingresso nel 1999 in Italia), ma

anche a gestione diretta: lo sono il 60% delle 33 aperture

effettuate nel 2016.

Carne fast food però non significa solo hamburger.

Kentucky Fried Chicken è arrivato nel 2014 a Roma e

oggi ha diversi locali e un prodotto testato, un classico

che sta vivendo un revival presso i consumatori negli

States (favorito dalla “miglior stampa” della carne bianca

rispetto alla rossa), e che sembra destinato a un buon

successo anche da noi.

Tanto che potrebbe essere il pollo fritto la “next big

thing”, il prossimo fast food di successo. O magari un

ibrido tra i due, come il Chicken Fried Sandwich che va

per la maggiore a New York: ha il vantaggio di essere

fatto di carne bianca, considerata più salutare, e potrebbe

dunque avvicinare consumatori che della rossa hanno

deciso di fare a meno.

NEL FAST FOOD,

CATENE STRANIERE ALLA

CONQUISTA DELL’ITALIA

PAROLA ALLA SCIENZA… E ALLO CHEF

Pare infatti che esista “l’Hamburger perfetto”. Lo ha

codificato scientificamente lo chef Charles Michel al

Crossmodal ResearchLaboratorydell’UniversitàdiOx-

ford. Deve fare appello a tutti e cinque i sensi, la carne

deve essere spessa almeno 7 cm e avere 9 strati, con

l’inserimentodi ingredienti “magici” quali salsa di soia,

JàmonSerrano,Camembert esalsaChipotle (peperon-

cino affumicato tipico della cucina messicana). Non va

mangiato nel piatto ma addentato, e deve contenere

qualcheelementocroccante(come latradizionalefoglia

di lattuga fresca), mentre il pomodoro deve essere

spesso 1 cm. La scienza però si scontra con il gusto

italiano, che potrebbe non gradire ingredienti esotici

quali salsadi soiaepeperoncinoaffumicatonel proprio

panino. “In realtà, l’hamburger perfetto deve utilizzare

una carne con la giusta percentuale di grasso – spiega

Lunati – che dona tenerezza. Una carne troppo magra

rischia di risultare secca”.

Secondo

Enzo De Angelis

, chef executive HamHoly

Burger – “L’hamburger perfetto lo cerchiamo giorno

dopo giorno migliorando la cottura sul singolo ham-

burger. Non abbiamo un prodotto standardizzato,

ma un ingrediente artigianale lavorato da artigiani.

La perfezione è un’aspirazione cui tendiamo con

una cottura personalizzata per il cliente, facendo

attenzione se c’è il sole o la pioggia, se abbiamo un

accompagnamento estivo o invernale. L’hamburger

perfetto è la somma di tante attenzioni. Noi partiamo

avvantaggiati da una grande materia prima”.

Quali sono insomma i motivi di tanto successo?

“Rispetto alla griglia, che richiede una certa pro-

fessionalità, l’hamburger è un prodotto più ‘facile’

da gestire e da cucinare. Inoltre, si è inserito per-

fettamente nei nuovi stili di vita e modi di man-

giare: è infatti un pasto allo stesso tempo com-

pleto, che sazia, ma anche veloce e che si

può consumare ovunque” – conclude Lunati.