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LA DIFFUSIONE DEI MOBILE PROXIMITY PAYMENT * GLI ELEMENTI FAVOREVOLI • Aumenta la consapevolezza dei vantaggi assicurati dalle transazioni via smartphone sia presso i consumatori sia presso i gestori • Cresce l’offerta di servizi proposti tanto da nuovi operatori quanto dalle tradizionali banche • Fa premio la possibilità di utilizzare i pos contactless già attualmente operativi, per perfezionare anche i pagamenti via mobile wallet I FATTORI OSTATIVI • Gli avventori segnalano la necessità di maggiore formazione sulle modalità di funzionamento tecniche del sistema da parte degli esercenti • È ancora diffusa presso i gestori la convinzione che le transazioni digitali comportino alte commissioni fisse. In realtà, le banche hanno lavorato molto su questo fronte, arrivando nella maggior parte dei casi ad azzerare l’aliquota *Elaborazione di Mixer su indicazioni di Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano GIUGNO 2018 / Mixer 21 del quick service, ovvero il segmento composto da bar, fast food, locali take away,: proprio qui, infatti – dicono sempre i dati rilevati da NPD – si concentra già oggi il 98% del traffico mobile-pay. La strada sembra insomma tracciata, anche alla luce del fatto che al di là dell’Atlantico l’usodel contantehaormai lasciato largo spazio ai pagamenti digitali. La prova, anche in questo caso, viene dai numeri: nel 2017 solo due visite su cin- que ai ristoranti sono state pagate cash. Il che però, rovesciando la prospettiva, significa anche che esiste ancora uno zoccoloduro resistente all’innovazione. Un piccolo esercito di resilienti che dichiara di preferire chiudere i conti – nel senso letterale del termine – con le care e vecchie banconote (22%), di non volere cor- rispondere le commissioni richieste dalle transazioni digitali (18%) e di non volere incorrere nel rischio di furto d’identità o di frode con carta di credito (16%). Tutti ostacoli destinati ad essere superati. E ad es- serlo in breve tempo. «Per un ristorante, fornire la possibilità di effettuare ordinazioni inmodo semplice non è più un gradito elemento accessorio, ma un servizio necessario – osserva Warren Solochek, vice presidente senior di NPD –. I gestori chedesideranoattrarrepiùvisiteeaumentare i profitti devono quindi decidere quali strumenti di abilitazione, digitali o non, valgano il proprio investi- mento». E il digitale risulta spesso il più conveniente. LE PROSPETTIVE IN ITALIA Fin qui, dunque, la fotografia di quanto avviene ol- treoceano. E nel nostro Paese? La realtà tricolore segna un forte gap rispetto a quella statunitense. Gli italiani sonoancoramolto legati al contante: usano banconote e monete per l’86% della loro spesa, una percentuale – rileva TheEuropeanHouse-Ambrosetti – che ci colloca al terzultimo posto d’Europa per quota di pagamenti elettronici. Qualcosa però potrebbe cambiare. E questo per almeno tre ordini di ragioni. La prima: anche in Italia il mobile payment continua a registrare tassi di crescita importanti: tra il 2012 e il 2016 ha messo a segno un incremento del 48,6%. E la corsa pare soltanto all’inizio. «Nel 2017 – afferma Ivano Asaro, direttore dell’Os- servatorioMobile Payment &Commerce del Politec- nico di Milano –, i pagamenti digitali con carta sono aumentati del 10%, raggiungendo i 220 miliardi di euro, mentre i pagamenti effettuati con smartphone presso i pdv hanno superato i 70milioni di transato, in netta progressione rispetto ai 10milioni del 2016. Da qui, dunque, la proiezione al 2020 che porta a prevedere un tran- sato via mobile compreso tra i 3,2 e i 6,5 miliardi di euro».

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