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pio? Gli gnocchi di friarielli e patate, fondo d’acciuga, pecorino e peperoncino; l’ossobuco fish & chips in gremolada (ovvero una patata con ripieno di capa- santa) o il lombetto di agnello alla liquirizia, patata fondente e sugo ristretto all’anice. “Propongo una rielaborazionedella cucinapovera lombarda in chiave contemporanea.Ovverocontaminatada ingredienti e sapori lontani e fondata su padronanza delle tecniche cottura– sottovuoto inprimis –e rispettodellematerie prime”, spiega lo chef. La cui cifra stilistica è frutto di studi approfonditi sulla storia della cucina povera, in particolare pavese e lombarda, e delle influenze di viaggi ed esperienze di lavoro all’estero. GIUGNO 2018 / Mixer 53 Nei suoi piatti Fabrizio Ferrari propone una rielaborazione della cucina povera lombarda in chiave contemporanea CHI È FABRIZIO FERRARI Pavese, classe 1965, ha alle spalle collaborazioni con gli chef Angelo Paracucchi (guru della cucina creativa italiana) e George Pralus (tra i pionieri della tecnica del sottovuoto). Nel 2007 approda al timone della cucina del Roof Garden di Bergamo, il ristorante dell’Hotel San Marco, dove nel 2010 ottiene la prima stella Michelin che mantiene fino al 2013, quando lascia Bergamo per trasferirsi prima in Francia e poi a Milano. Da aprile 2016 è responsabile della cucina di Unico Milano Restaurant. Foto: Phototecnica Srl, Paolo Chiodini

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