MX_308
UN’APP PER IL FOOD Capito il problema, fiutato l’affare. Una mano spesso risolutiva per risolvere il problema business oriented della lingua straniera può venire dal web e dalle app per tutti, o quasi, i sistemi operativi dei cellulari. Come ad esempio ha fatto Babbel che ha creato un pacchetto ad hoc per i professionisti dell’accoglienza poco avvezzi alle principali lingue estere (inglese, tedesco, russo, francese e spagnolo). L’app (ma è anche disponibile per il web sul sito dell’azienda) ha come obiettivo quello di migliorare la comunicazione, con contenuti creati da un team di professionisti del settore, e rispondere al meglio alle esigenze dei turisti attraverso brevi lezioni per ogni livello di difficoltà che vanno comunque oltre la semplice domanda e conseguente risposta. E siamo solo all’inizio. LUGLIO/AGOSTO 2018 / Mixer 41 (261 mila occupati in più tra il 2008 e il 2017, circa +20%) sia nel lungo periodo (+43% tra il 2001 e il 2017). Può bastare? Fintroppoforseperché,oltreall’annosoproblemadellascarsa valorizzazionedel turismocomepotenziale fonteeconomica, pone il problemadell’approccioprofessionale, nel segmento food & beverage, verso il turismo estero. Il settore e i suoi attori sono veramente preparati a culture straniere e, so- prattutto, a lingue d’oltremare? Come siamo messi quindi ad accoglienza, nella sua accezione più ampia e completa? L’INGLESE, IL VALORE AGGIUNTO Per ora non troppobene, parrebbe di capire. Aparte l’atavico rifiuto degli italiani a recepire e imparare le lingue estere, il problema riguarda in gran parte i piccoli borghi, dove sempre più si sposta il turismo straniero (una recente ricerca di Babbel haevidenziatochesoloil 19%delpersonaledipiccolestrutture ricettiveparlafluentementel’inglese…).FIPErecepiscequesto campanello di allarme perché, come dice Alessandro Cavo , presidente della delegazione ligure “le associazioni devono proporre, e già lo fanno, percorsi formativi che migliorino e perfezionino chi ha già le basi e preparino chi si trova un nuovomercatodaaffrontare”. La federazionequindi simuove, anche in sinergia con realtà imprenditoriali legate e turismo e accoglienza, come racconta Matteo Musacci , presidente FIPEdell’EmiliaRomagna: “lanostra federazione, attraverso la bilateralità, offre corsi gratuiti di lingua ai dipendenti delle im- preseassociate, sia localmentesiaa livellonazionale”.Musacci però guarda avanti, facendosi portavoce di un “desiderata” condiviso da molti: “forse abbiamo considerato il turismo (e il food & beverage ne fa ovviamente parte) per troppo tempo comequalcosadi dovuto, di certo. Il camminoèquellogiusto, ma siamo in ritardo: occorre un vero ministero del turismo, slegato da quello della cultura”. Cosa si può fare di più e di diverso? Le riflessioni e le ricette sono di Alessandro Cavo: “non siamo più in una “bolla” turistica protetta: ora la con- correnza è veramente globale e se si vuole stare sul mercato occorre seguirlo. È fondamentale far sentire a proprio agio il visitatore accogliendolo con la comprensione dei suoi desi- deri di acquisto, di servizio e soprattutto di conoscenza dei luoghi, dei cibi, della “way of life” delle persone che abitano il territorio che sta visitando”. FORMAZIONE IMPREPARATA? Fin qui la principale associazione, che deve essere obbliga- toriamente affiancata da scuole e istituti deputati a formare imprenditori, professionisti e personale del comparto turi- stico e in quello, nello specifico, food & beverage. L’impres- sione ricavata, parlando informalmente con il management dell’ Istituto Carlo Porta di Milano , icona della formazione per l’enogastronomiae l’ospitalitàalberghiera, èquelladi una sottovalutazione dell’impatto che lingue straniere e corretti approcci nei confronti del turismo estero possono avere nel nostro paese; qualcosa però sta iniziando a muoversi, forse con colpevole ritardo, sotto formadi unanuovadirigenzapiù attenta, pronta apromuovere l’insegnamento, almeno, della principale lingua straniera (corsi di madre lingua, legati alla certificazione, viaggi e stage all’estero, corsi d’inglese per tutti i docenti). Tutt’altra attenzione (e un certo pessimismo) da partedell’Istituto FormazioneProfessionaleAlberghiero di Rovereto e Levico Terme, nella persona del suo dirigente Federico Samaden , secondo il quale non siamo assolu- tamente preparati ad affrontare in maniera professionale e completa il turismo estero: “neppure i dipendenti del comparto danno ormai il giusto valore alla comunicazione nella lingua propria del visitatore straniero; e i giovani non fanno eccezione. Il danno economico e di immagine conseguente è quasi in- calcolabile: il nostro territoriooffrebellezzearchitettonichee paesaggistiche incredibili,maamolti turisti questononbasta più. Quello chemanca è la comunicazione, il vero esperanto tra culture e lingue differenti”. Qual è la chiosa di sensazioni, numeri, opinioni? Occorre fare squadra, e pare che qui manchi proprio l’amalgama, l’ingrediente chiave. TORTA CAKE TORTE PO GÂTEAU PASTEL
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=