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34 Mixer / SETTEMBRE 2018 PUBBLICO ESERCIZIO Normative D a tempo si avvertiva il timore che gli impo- nenti sviluppi tecnologici dell’attualeepoca digitale potessero mettere in discussione l’effettiva tutela della privacy . L’utilizzo sempre più diffuso di dispositivi tecnologici connessi a piattaforme web (come i social network) ha permesso ai colossi del settore di trattare, immagazzi- nare, gestire e, spesso, trasformare in un vero e proprio business i nostri dati personali. Proprio al fine di assicurare un’effettiva tutela dei dati personali delle persone fisiche, il legislatore europeo è intervenutodettandouna nuovadisciplina con il duplice obiettivo di adeguare il contesto normativo ai nuovi rischi connessi alle moderne tecnologie e garantire una regolamentazione uniforme in tutti gli Stati membri. Con lo scopo di operare una rapida ed effettiva armo- nizzazione delle diverse normative statali, gli organismi europei hanno scelto di intervenire mediante una fonte normativa direttamente applicabile: il RegolamentoEu- ropeo2016/679 (relativoallaprotezionedei dati personali e alla libera circolazione dei dati) è, infatti, direttamen- te applicabile in tutti gli Stati Membri a partire dal 25 maggio 2018. Ne deriva che le nuove disposizioni sono attualmente pienamente vigenti anche nel nostro Stato, ove però, contestualmente, tutt’oggi permane la regolamentazio- nedel Codicedella privacy (d.lgsn. 196/2003), purtroppo nonancora“allineato”con lenuovedisposizioni europee. In altri termini, attualmente in Italia coesistono due di- verse fonti normative in materia di privacy, entrambe cogenti ma non del tutto coordinate. UN OCCHIO AL RESTO D’EUROPA A ben guardare, lo Stato italiano avrebbe dovuto già da tempo adeguare la propria normativa al nuovo quadro europeo, abrogando e modificando le disposizioni del Codice della privacy incompatibili con il Regolamen- to (a tal fine, per altro, le Istituzioni europee aveva- no esplicitamente previsto il differimento di due anni per l’applicabilità del Regolamento, entrato vigore nel maggio 2016, proprio per consentire agli Stati membri di avere il tempo necessario per adeguare le relative normative interne). Eppure, le Istituzioni italiane si sonomosse con evidente ritardo: solo nell’ottobre del 2017 il Parlamento ha dele- gato al Governo il potere di adottare uno (o più decreti legislativi) e solo nel maggio del 2018 il Governo ha trasmesso alle Camere lo schema del provvedimento, redatto da una Commissione di esperti (ai lavori ha par- tecipato anche l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali). Senza contare che, il 21 maggio 2018, per ovviare alla scadenza della delega, è stata operata unaprorogadi tremesi della stessa (che, dunque, scadrà il prossimo agosto). di Giulia Rebecca Giuliani – Area Legale, Legislativa e Tributaria La nuova privacy: quanta (in)sicurezza

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