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SETTEMBRE 2018 / Mixer 43 LA FORTUNA DELL ’HO.RE.CA . Aprescinderechesi scelgauna lager o una birra speciale, i pub, le pizze- rie e i ristoranti generano ancora la maggior partedei ricavi del mercato birrario con un netto 75%. Sono sta- ti i primi portavoce delle proposte e delle sperimentazioni brassicole, è qui che il pubblico ha assaggiato nuovi prodotti, nuovetendenzeeab- binamenti gastronomici. Un mix di elementi chehaportatoaunacultura della birra più ampia, una maggior curiosità e un maggior interesse an- che in fatto di produzione. I MICRO BIRRIFICI ITALIANI Cresce il consumo ma cresce anche la voglia di produrre birra, soprattutto per mano di giovani imprenditori che hanno deciso di aprire micro bir- rifici in molte regioni italiane. AssoBirra nell’ultima mappatura ne conta 850, distribuiti principalmente al nord con la Lombardia a fare da capofila (134), seguita da Piemonte (80), Veneto (74) e Toscana (63). Al sud invece si trova la Campania con 55 strutture tra micro birrifici e brew pub. La quota di mercato a loro associabile è del 3,2%, per una produzione complessiva di 483.000 ettolitri. Si tratta di attività supportate in tutta la lavorazione della filiera, attente alla territorialità e ai prodotti tipici del luogodove sorgono i quali, inevitabilmente, diventano una delle materie prime utilizzate. Secondo Doxa, 7 italiani su 10 consu- mano birre speciali, senza mai rinun- ciare alla lager che continua a essere lo zoccolo duro degli acquirenti. “Si inizia assaggiando una lager – dichia- ra Pratolongo – poi si testano nuovi gusti con le speciali e quando rias- saggiamo le lager se ne apprezzano maggiormente gli aromi prima meno riconoscibili”. BIRRA CONTRO VINO? Un altro fattore che ha suscitato inte- resse è stato scoprire che oltre l’80% delle persone coinvolte nei sondaggi, identifica la birra – in primis le speciali – come una bevanda perfetta per la tavola mediterranea, ossia ideale per abbinamenti che esulano dalla con- solidata pizza, ma ben indicata anche per un menù più ampio, l’importante che rispetti gli ingredienti che compongono il piatto, la stagionalità e la tipicità della sua origine. In aggiunta la birra sta diventando sempre di più un “argomento di conversa- zione” tra commensali, non solo nei pub ma anche nei ristoranti e durante incontri di lavoro. Purché antico, il mondo brassicolo, sembra essere più semplice e di immediato approccio rispetto a quello enologico, portando così a una convivialità spiccata e socievole. Quindi, anche se la birra si consuma principalmente a casa, si sta ritagliando una fetta importante nella ristorazione, supportatapuredalla realizzazionedi una carta a lei dedicata, un tempo privilegio solo dei vini. I NUMERI IN PRODUZIONE Anche la produzione nel 2017 ha raggiunto un massimo storico, con circa 15,6 milioni di ettolitri, con un netto aumento del 7,5% rispetto all’anno precedente. Cifre che hanno portato un notevole beneficio alla filiera agricola tanto da portare i numeri di coltivazione del malto a quasi 76.000 tonnellate. Anche il comparto dei dipendenti brassicoli si è consolidato con 140.000 di unità e circa 3.000 assunzioni in più tra il 2016 e il 2017. LA RIDUZIONE DELLE ACCISE A partire dal 2015, in soli 15 mesi, c’è stata un’impennata delle accise del 30%. Fortunatamente sembra che ci sia una svolta a dare segnali positivi, merito di AssoBirra che assieme alla Commissione del Bilancio della Camera, è riuscita a diminuire la tassazione sulle bevande da pasto: dal 1° gennaio 2019 l’accisa passerà da 3,02 a 3,00 euro per ettolitro e grado-plato. Il tutto si tradurrà in un controvalore di circa 15 milioni di euro nel triennio, con un supporto da parte dei produttori e con costi più bassi anche per i consumatori.

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