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32 Mixer / OTTOBRE 2018 PUBBLICO ESERCIZIO Caffè Cosa ci insegna il nuovo Starbucks? A lla fine, Starbucksèarrivato. Scatenando l’indigna- zione dei sovranisti alimentari con tanto di post di MatteoSalvini (codaper uncaffèdaStarbucks?Ma nemmenosemipagano!)edespostodelCodacons (per i prezzi “lontanissimi dalla media”). La stampa interna- zionale s’incuriosisce, il barista milanese medio si stizzisce confondendo estrazioni e origini (“io quellabrodaglianon lavoglio”ma losa che il caffè che propongono è special- ty, selezionato? “ah va be’, se è buono ononon lopossomicagiudicare io”). Il sciur milanese di passaggio si lamenta del caffè offerto da una gentilissima cameriera a chi sta fuori in coda “l’è amaro, e lo zucchero niente? Va bè, l’è gratis...”. E intanto, tutti in fila per vedere, farsi vedere, farsi i selfie e postare su tutti i social possibili e immaginabili, la food blogger come il ragazzino accompa- gnato dalla zia, l’appassionata di fotografia (“sono venuta qui per vedere l’architettura”) e le amiche in pausa pranzo che ricordano il viaggio insieme a Londra. PROLOGO: PERCHÉ A MILANO? “È la chiusura di un cerchio” ha detto un emozionatoHoward Schultz, carismatico presidente in uscita, all’inaugurazione per la stampa. Ma perché Starbucks ha deciso di aprireproprioaMilano lostorepiù grande e prestigioso d’Europa? È chiaroche lapatriachehadato i na- tali all’espresso assicura prestigio e allure , di cui Starbucks in questo momento ha bisogno. Basta fare ungiro in taluni punti vendita della catena inunagrandecittàeuropea per capirlo: bagni fuori uso, carte e bicchieri abbandonati, clienti TRA DIFFIDENZE E CURIOSITÀ HA APERTO IL LOCALE DELLA PIÙ GRANDE CATENA DI CAFFETTERIE DEL MONDO: PESCA DAL FASCINO DELLA NOSTRA CULTURA DEL CAFFÈ, MA FORNISCE ANCHE QUALCHE SPUNTO DI RIFLESSIONE AI BAR DI CASA NOSTRA di Anna Muzio “Sono arrivato a Milano nel 1983 e sono rimasto affascinato dai bar italiani, dal senso di comunità e umanità che circondava il caffè. Non siamo qui per insegnare agli italiani cosa è il caffè, veniamo con umiltà e rispetto. Il nostro successo nel mondo non ci assicurerà il successo qui. Vogliamo dare ai clienti italiani un’esperienza che non hanno mai provato prima, e fare da complemento all’industria del caffè esistente”. Howard Schultz

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