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NOVEMBRE 2018 / Mixer 9 UN PASTICHE AFFASCINANTE Belgrado non è bella in senso tradizionale, è una città puzzle, doveedifici fatiscenti egrigi (l’inquinamentoèundatodi fatto, l’ampiousodel cementopure) sorgonoa fiancodi ville liberty, deliziosi cortili e giardini si mescolano a fabbriche e ciminiere dimattoni, palazzoni popolari abassecasedi pescatori, lucidi palazzi postmoderni un po’ pacchiani a squadrati monoliti dell’epoca socialista. È una città che sfugge, non facile da cogliere, quandopensi di averla capita ecco che ti sorprende. Moltodipendedallasuastoria travagliata fattadi dominazioni sanguinose, strattonata tra Oriente e Occidente, cerniera di due imperi (OttomanoeAustroungarico) edueciviltà.Centro amministrativo della Jugoslavia e del suo effimero potere globale ai tempi di Tito e dei Paesi non allineati (cui sono dedicati due musei e un mausoleo), riesce a essere povera ma fiera, con un certo orgoglio. Sono proprio i locali, i ristoranti, i centri culturali e le gallerie d’arte, i pub e le kavarna , le taverne tradizionali, insieme alla musica, altra grande protagonista dopo il tramonto, in tutte le sue declinazioni, ad avere trasformato Belgrado in una città così piacevole. Negli ultimi anni la capitale serba ha fatto del divertimento fuori casa un culto, nonostante tutto. Una scena vivace e un po’ sregolata, con aperture senza fine (i bar chiudono all’una e passano il testimone ai club), il rumore e il fumo non regolato, e un turnover altissimo (i bar che abbiamo visto oggi non assicuriamo che ci saranno anche l’anno prossimo) LA STORIA DENTRO I MURI In effetti il passato, brutto sporco e cattivo, qui è pericolo- samente vicino. Solo due decenni fa la capitale era ancora baluardo di una Jugoslavia che fece di tutto per tenere unita, ricorrendo anche a stragi e pulizia etnica. Belgrado è l’ultima città europea ad avere subito un bombardamento, nel 1999 per mano della NATO. Due palazzi sono stati lasciati così, sventrati, con una bandiera serba che sventola in una delle grandi arterie del traffico, la kneza Miloša. Erano le sedi del dell’esercito federale. Se gli abitanti sono di poche parole, le pietre parlano e raccontano la storia più o meno recente della capitale. PASSATO E PRESENTE, EST E OVEST Il passato socialista ad esempio “occupa” un’intera parte della città, Novi Beograd, costruita ex novo dopo la Seconda Guerra Mondiale con grandi speranze per il futuro. Riflesse nei palazzi razionalisti, nelle torri di vetro e in bizzarri edifici che assomigliano a navi spaziali. KAFANA SFRJ, NOSTALGIE COMUNISTE Tra vecchie radio e tv a tubi catodici, prime pagine di quotidiani e un’accatastarsi di memorabilia del periodo comunista questo piccolo pub a Savamala ha fatto della nostalgia un business. I turisti, incuriositi, entrano, la gente del luogo si beve indifferente una birra. Un vero tuffo nel passato, neanche poi così lontano. BIRRERIA COMUNITARIA A Cetinjska Street nel cuore del quartiere studentesco ma assai centrale, una vecchia fabbrica di birra è stata trasformata in bar dove si fa musica dal vivo, un negozio di dischi e qualche ristorantino. Il più carino è Polet, un “art club” dove si ascolta jazz e si beve: per il cibo rivolgersi al fast food a lato. D59B Lo specialty come a Melbourne. O quasi. Un bancone accessibile da tutti i lati annulla la distanza con il barista, c’è la torrefazione e la scelta tra un Etiopia estratto con metodo V60 e un espresso dalla Colombia. Il barista si è formato a Londra e New York, e si vede. Clientela mista, tanti turisti in cerca di caffè buono.

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