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RISTORAZIONE Chef Ana Ros 48 Mixer / NOVEMBRE 2018 C’è un modo femminile di gestire la cucina? Ognuno organizza la sua brigata a modo suo. Da noi nella fase di preparazione c’è molto relax ma poi diventa dura, facciamonoveoredi servizio concentratoebisogna essere molto presenti. Non abbiamo il pranzo ma il pre dinner service: vuol dire lavorare dalle 17 fino all’una di mattina. Consigli per giovani aspiranti chef? Nessuno, penso che ognuno ha dei motivi propri per cui lo fa ed è disposto a sacrificare tanto. Bisogna credere nei propri sogni, poi magari le cose succedono. Che rapporto hai con la cucina italiana? Ho studiato in Italia, è un posto dovemi piace stare. E però è anche un posto che ha secondo me bisogno di un po’ di internazionalizzazione, siete talmente fissi nella cucina italiana quando tutto il mondo si sviluppa in una direzione un po’ più rock’n’roll. All’italiano farebbe bene viaggiare perché deve rinfrescare la mente. Alla fine preferisco un clienteamericanoo scandinavoperchéèpiùaperto, tunon vai in Slovenia per mangiare cose italiane, vai per mangiare A volte un uomo non può raggiungere tutti gli angoli che raggiunge una donna Poi c’è stato il documentario di Netflix. Quello è venutodopo, ho chiesto come fossero arrivati a me e mi hanno risposto: “facendo il nostro lavoro”. Cercavano chef interessanti. Essere donna e chef cosa significa? Alla fine devi avere la capacità di gestire le cose; a volte non riesci a raggiungere tutti gli angoli che può raggiungere un uomo, e a volte un uomo non può raggiungere tutti gli angoli che raggiunge una donna. Non è facile, non parlo di forza fisica ma di dovere interpretare ruoli diversi: per l’uomo anche se ha fi- gli la carriera viene prima, per una donna non è così anche se io sono una donna di carriera perché sono stata cresciuta come una persona ambiziosa. Ma se ad esempio mia figlia mi dice che domani ha bisogno di me io non le dico di no. La differenza è che noi donne dobbiamo fare molti compromessi.

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