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4 Mixer / NOVEMBRE 2018 IL PUNTO del presidente FIPE Lino Enrico Stoppani I l temadellechiusure festivedei negozi èritornatodi attualità, con proposte di radicale intervento che arrivano dai Partiti del cosiddetto “ Governo del Cambiamento ”; proposte che ridanno speranze o generano preoccupazione, a seconda degli orientamenti, anche politici, dei soggetti interessati. Anche se il settore dei Pubblici Esercizi sembrerebbe escluso dalla nuova disciplina , per quanto riguarda Fipe prevalgono certamente le preoccupazioni perché oggi le dinamiche dei consumi rispondono ad esigenze e logiche diverse del consu- matore,tralorointerconnesse,chel’impossibilitàdelloshopping festivo potrebbe pesantemente condizionare. Inaltri termini, varrebbe l’assioma“ negozi chiusi, ristoranti vuoti ” e, al riguardo, autorevoli statistici avrebbero calcolato in circa 1miliardodi euro laperditadi fatturatoper i soli Pubblici Esercizi. L’argomento delle chiusure festive, e in generale l’applicazione del 7/7 per le aperture, interessa il settore dal 1997 e le divisioni che alimentano oggi il dibattito ricordano il confronto – tra liberisti e regolatori – che ha accompagnato a suo tempo i cambiamenti, trasformando e migliorando il nostro comparto. Anche allora, infatti, si parlava di valori da privilegiare – fami- liari, etici, religiosi, civili, sindacali, etc. –, in contrapposizione con le esigenze di un mercato che richiedeva un rafforzamento della funzione di servizio connessa alle nostre attività, perché in cambiamento erano gli stili, i tempi e le abitudini di vita e una maggiore libertà avrebbe accresciuto la componente turistica della domanda. InquestocontestoiPubbliciEsercizihannofattosingolarmente le loro scelte organizzative , decidendo, cioè, se chiudere o aprire, in funzione del loro target di clientela, della potenzialità di sviluppo del loro mercato, considerando vantaggi e oneri, e l’attuale variegata offerta festiva dimostra le opportunità e le convenienze che le aperture hanno offerto ai nostri operatori. L’adattamentohadi certo impostoanchesacrifici, perchéanche i nostri “tenevano famiglia”, ma non è detto che tante famiglie non ne siano invece uscite rafforzate, perché i figli, cresciuti proprioosservando le rinunce e la passionedei genitori, spesso hanno ricevuto grandi esempi, che hanno rafforzato i caratteri e coltivato valori importanti. Anche se rimaniamo convinti che una regolazione “ sobria e ragionevole ” delle chiusure festive , come sostenuto dalla Federazione, possa favorire il pluralismo distributivo, che è una caratteristica unica e premiante della distribuzione italiana, il Paese – crediamo – non può permettersi su questi temi passi indietro radicali. In questi anni il contesto sociale, civile, urbani- stico e commerciale è molto cambiato e la velleitaria pretesa di recuperare per legge i valori per le persone, sui quali ognuno ha la sua posizione, rischia di stravolgere modelli di business delle imprese, pregiudicandone gli investimenti, allontanando nuovi capitali per lo sviluppo del nostro sistema distributivo. Taluni divieti fanno solo danni a chi li subisce e non portano alcun vantaggio proprio a chi si avrebbe l’ambizione di tute- lare , i piccoli commercianti che sanno bene che la loro difesa sta, piuttosto, nel migliorare le condizioni in cui operano, con mirate politiche attive di valorizzazione e sostegno. Insomma, anziché imporre chiusure forse andrebbero studiate proposte per misure fiscali per i redditi minimi (attenuandone l’attuale insostenibile impattoeconomico), per contrastare l’elusioneo la ventilazione dei dividendi delle piattaforme digitali, per ridurre la burocrazia. E, ancora, quanto bene farebbero progetti per la rigenerazione urbana dei centri storici, per l’innovazione e la digitalizzazione con incentivi mirati per i piccoli esercizi, per la flessibilitàdel lavoro, offrendostrumenti adeguati esemplici per poter organizzareorari prolungati ancheper lepiccole imprese. Vanno trovati nuovi, non scontati, equilibri tra le diverse esi- genze delle imprese, dei consumatori e dei lavoratori , da costruirsi pazientemente, tralasciando le ideologie e aprendo un vero confronto, perché non ci siano assiomi senza scampo e destini già scritti che impoveriscono il mercato, ma nuove possibilità da disegnare insieme che arricchiscono l’economia e fanno bene alla società. Negozi chiusi, ristoranti vuoti

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