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NOVEMBRE 2018 / Mixer 77 Un vino non necessariamente da aperitivo, dato che anche a temperatura ambiente dimostra tutta la sua struttura e non perde nulla in quanto a rotondità e pienezza in bocca. Quindi buona, anzi ottima la prima. Del resto il futuro del brand Novebolle (ricordiamo, un marchio collettivo nato sotto l’egida del Consorzio vini di Romagna) è altrettanto ambizioso, dato che in questa seconda vendemmia si è potuto lavorare con molta più programmazione sia in fase progettuale che in vigna, a stretto contatto con i produttori. LA SECONDA VOLTA L’ipotesi è quella di rinverdire i fasti della tradizione di vini spumantizzati (ai tempi venduti come ‘champagne romagnoli’) che, forse non si ricorda, fu uno dei moto- ri di quel successo commerciale-turistico che tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 portò molti turisti sulle spiagge romagnole e molte etichette fuori da confini nazionali. Quindi è in fase di preparazione una seconda edizione del Bolé, che potrebbe prevedere anche una versione in metodo classico di una piccolissima produzione biodina- mica (10-15 mila bottiglie) di Trebbiano, sempre in versio- ne spumantizzata, e un rosato di Sangiovese che fatica a nascondere le sue ambizioni anche scritto sulla carta. A coordinare e muovere i fili di questa nuova ‘creatu- ra’, poi, c’è un progetto comunicativo di rara efficacia, imperniato sull’idea della sinergia, del coraggio e della cooperazione, ma intinto nelle tonalità del gioco (per cui consiglio una visita al sito www.novebolle.it ). Incon- tri, appuntamenti, cene, tutti gli eventi progettati hanno questo fil rouge che li unisce e li unirà. Del resto la bolla è gioco, lo è sempre stato, lo dovrà sempre essere. Al di là di certa artificiosa complessità presente in molti tentativi vinicoli, questo aspetto dei vini spuman- tizzati deve essere sempre dannatamente chiaro.

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