MX_312

BACK IN THE DAY 50 ml gin n3 20 ml Cocchi rosa 10 ml Barolo chinato Cocchi 30 ml pickled orange juice LATIN LOVER 30 ml Campari 30 ml sweet vermouth 15 ml cordial alla camomilla 30 ml gin infuso con fiori di hibiscus e lamponi disidratati DOUBLE B 45 ml Bacardi 8 20 ml miele infuso al rosmarino 15 ml lime 3 drops angostura Sale affumicato Top up champagne I Cocktail DICEMBRE/GENNAIO 2019 / Mixer 115 D opo aver conosciuto nello scorso numero Cristian Silenzi,questavolta facciamo laconoscenzadi Luca Cicalese , ventiquattrenne originario del varesotto e oggi bartender all’American Bar del Savoy Hotel di Londra che, nonostante la sua giovane età, ha già saputo dimostrarecompetenzaedeterminazioneconquistandooltre aposizioni ambite, anchequalchericonoscimentonel settore. Legato al collega Cristian da stima e sincera amicizia, ecco cosa ci ha raccontatodella suaesperienzanellostoricoSavoy. Luca, dalla passione per la cucina a quella per il bartending… Quando ho iniziato la scuola alberghiera il mio primo amore è stata la cucina, ma già al secondo anno sono rimasto affa- scinato dal mondo del bartending e dalle leggende dietro ogni drink, tanto che appena finiti gli studi ho voluto subito confrontarmi con la realtàdei cocktail bar. Èstatouncrescen- do passando da preparazioni di drink per adolescenti a bar dai grandi numeri dove la velocità è un bisogno reale vista l’esigenza di servire oltre 1.000 persone a sera. Ma oltre alla velocità, avevo bisogno di una preparazione più specifica; così dopo un anno di risparmi, sono riuscito a completare un percorso formativo in Planet One perfezionando le tecniche e ampliando le mie conoscenza in fatto di miscelazione. In questomodo sono passato a lavorare per locali dove, oltre a serviregrandi numeri, si lavoravaconmaterieprimedi qualità e cura nel servizio alla clientela, ad esempio il Martini Bar di Dolce e Gabbana dove ho avuto modo di confrontarmi con una clientela molto esigente. Nonostante la tua scelta di diventare un bartender, la cucina influenza ancora molto il tuo modo di approcciarti a questo mestiere. Ho avuto sempre la passione per l’arte culinaria, ricercare nuovi sapori e, almeno tra lemura domestiche, non ho rinun- ciato a questa mia vocazione, ma resto comunque più vicino al mio mestiere perché, a differenza della cucina, ti offre l’opportunità di interagire con il tuo cliente, puoi percepirne lo stupore quando assapora un drink che può avere mille sapori, profumi e modi di essere presentato. In fondo, a mio parere, servire un buon drink significa offrire un’esperienza al cliente che può benissimo essere paragonata a quella di un ristorante stellato. Da poco più di due anni sei a Londra, città considerata la “capitale del bartending”, ma è davvero così? Cosa ti ha offerto questa metropoli? Inizialmente è stata dura perché non conoscevo una parola d’inglese e, anche se volevo fare ben altro, il mio primo lavo-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=