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FEBBRAIO 2019 / Mixer 15 rale per un settore sempre più rilevante per la ricchezza del Paese. Se in Italia scomparisse, per un anno, tutto ciò che contribuisceallaproduzione, distribuzioneeconsumodi birra, si creerebbe un “vuoto” in termini di ricchezza generata, per gli agricoltori che coltivano l’orzo, per chi produce il pack e le bottiglie, per chi lavora negli impianti produttivi, per chi la trasporta, immagazzina e vende, dai bar, ai ristoranti ai supermercati. La birra crea valore perché crea figure professionali specia- lizzate, perché genera valore per l’impresa familiare, è un prodotto legato alle marche che si caricano di reputazione e immagine, perché gli investimenti garantiscono qualità del prodotto nel tempo, perché si produce con passione ma anche con ricerca, innovazione e investimenti”. A questo punto viene spontaneo chiedersi quanto valga per il nostro paese, rispetto ad altri comparti. In confronto ad altri settori del Made in Italy, la ricchezza ge- nerata dalla birra è di poco superiore al fatturato dei salumi (8 miliardi di euro), equivalente a quello del sistema moda maschile italiano (9,3 miliardi di euro) e di poco inferiore al business della cosmetica in Italia (circa 10 miliardi di euro). Raffrontato al settore delle bevande in generale (dati Istat), il valorecondivisodellabirra rappresentacirca lametà (47%) del valore della produzione di bevande nazionale (che ammon- ta a 18,9 miliardi), è pressoché pari alla produzione vinicola (stimata in 9,5 miliardi nel 2017) e rappresenta il 186% del valore produttivo di soft drink e acque minerali (stimato in 4,8 miliardi). IL CONTRIBUTO FISCALE Nel confronto con la prima edizione del rapporto, scopriamo che negli ultimi 2 anni la contribuzione fiscale della filiera della birra in Italia è aumentata ad un ritmo ancora più alto del marcato: +17,7%, passando da 3,6 a 4,2 miliardi di euro (+17,7%). La filiera della birra è dunque come una grande azienda che distribuisce salari lordi di quasi 2,5 miliardi di euro (2.471 milioni di euro) e paga allo Stato contributi fiscali pari a 4,2 miliardi di euro. Quasi l’1% (0,92%) delle entrate fiscali complessive del nostro Paese. POSTI DI LAVORO Dal 2015 al 2017 la filiera della birra è stata in grado di offrire ben 6000 posti di lavoro in più (il numero di dipendenti nel 2015 era infatti di 87.668). Se poi ci concentriamo sul 2017, vediamo che per ogni addetto alla produzione della birra, il settore è riuscito ad assicurare ben 22 occupati complessivi a livello di filiera. In termini di occupazione la birra assicura lavoro a 92.066 dipendenti distribuiti proporzionalmente lungo l’intera filiera. I CONSUMI Se poi andiamo a guardare i benefici del comprato alla fi- liera ci accorgiamo pure che il valore condiviso relativo al- le forniture di materie prime è salito dai 273,3 milioni del 2015, ai 391,3 milioni di euro (+45%) e che la fase di distri- buzione e vendita, è passata da 6.041 a 6.856 milioni di euro (+13,5%), con uno sprint interessante nell’horeca, cresciuto da 4.859 a 5.661 milioni. Stabili, invece, consumi casa- linghi: 1.907,7 milioni nel 2015, 1.194,5 milioni nel 2017.
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