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MARZO 2019 / Mixer 23 le, spesso bellissimi, sono ricercati per il contenuto delle botti, venduto come single malt o con il quale creare blend raffinatissimi ed unici che non sarà più possibile riprodurre. UP AND DOWN La storia del whisky è lunga e risale al Medioevo ma ha subito parecchi alti e bassi. A partire dalla “bolla” di fine Ottocento quando in un decennio aprirono due dozzine di distillerie. Troppe, e infatti molte ebbero vita breve. Altro stop durante le due guerre mondiali, e ancora negli anni ’80 quando il distillato scozzese, percepito come bevanda “antica” troppo cara e poco cool, si allontanò dal pubblico giovane. Molte distillerie non ressero il calo della domanda e dovettero chiudere, anche perché non avevano la possibilità di rinnovare gli impianti. Il che rende le loro riserve ancora più par- ticolari, perché distillate secondo pratiche antiche. Oggi in Scozia le distillerie attive sono poco più di 120, la metà che nell’Ottocento. Il futuro si vedrà. Le distillerie fantasma in fondo sono una cartina al tornasole della salute del comparto: se il whisky sarà popolare e ben gestito idealmente sono un fenomeno destinato a spegnersi una volta prosciugate le riserve, permancanzadi altri fallimenti. BLEND C’È CHI DICE NO Al momento però stiamo parlando di una sorta di patrimoniodell’umanitàda nondisperdere – secondo alcuni puristi – in blend con altre provenienze. Come scrive Angus McRaild su scotchwhisky.com : “Sono il prodotto di un’altra era, la somma di me- todi di produzione, ingredienti e una cultura diversi. Mischiare queste riserve con altre sembra irrispet- toso. Anche se non tutte le botti saranno di qualità, ormai ce ne sono talmente poche da poter essere valutate con attenzione una a una e, se possibile, imbottigliate come single malt. Per rispettare ciò che è diventato, per un accidente della storia, una riserva importante e limitata di whisky”.

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