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MARIA GRAZIA E ROBERTO CON (DA SINISTRA) UVE FOGLIA TONDA, PUGNITELLO, LACRIMA DEL VALDARNO E BARSAGLINA 32 Mixer / APRILE 2019 DOSSIER VINO Varietà Attenzione quindi a saper riconoscere tutti questi fattori, soprattutto quando si stappa una bottiglia e si versa nel bicchiere uno dei tanti vini autoctoni e biologici, anche in questo caso in crescita. “La varietà degli autoctoni italiani è unica – continua Brighigna – e questa cosa rende speciale il nostro territorio, visto con grande ammirazione e curiosità. In fatto di biologico… beh, penso che nell’arco di qualche decennio quasi tutta la coltivazione dei vigneti sarà fatta in modobiologico, sarà unpassaggio spontaneoe indipenden- te, ovviamente tralasciando quelle zone che per questioni legate al clima o al terreno la coltivazione biologica è assai complicata”. Varietà produttive, lavorazionema anche nuove (o quasi) aree di coltivazioni, ecco un altro fattore sul quale porre l’attenzione. “Ci sono territori in Italia che, nel giro di poco tempo, sono stati presi quasi d’assalto – conclude Brighigna . Parlando dell’Abruzzo, regione nella quale ho un’intensa attività, mi viene in mente la piana di Ofena, una zona particolare a 500 metri di altitudine sul livello del mare, soggetta a forti escursioni termiche con unmicroclima ideale per avere vini eccezionali: tutto ciò regala una bella acidità a prescindere che si tratti di vini rossi, bianchi o rosati”. Sem- bra quasi una ‘riscoperta’ di alcuni angoli italiani capaci di trasformare i vini in nettari preziosi, riconosciuti per qualità e bontà non solo dal pubblico degli appassionati ma anche da quello dei grandi intenditori e dai grandi viticoltori che, non appena identificano un’area specifica, ne acquistano ettari e proprietà destinati a grandi fortune: un esempio su tutti, oramai conosciuto a livello internazionale, è l’Etna. Una scelta dettata anche da un clima sempre più difficile da gestire per l’agricoltura, ecco perché si preferiscono aree più fredde sia per latitudine che per altitudine. BIODIVERSITÀ E CLIMA Della stessa opinione per quanto riguarda la produzione del biologicoè MariaGraziaMammuccini ,dell’ufficiodipresiden- za FederBio: “Ci si impegna sempre di più per salvaguardare la biodiversità dei vitigni e la sostenibilità viene vista come un elemento che dà supporto alla qualità del vino, soprattutto quando si parla di un vino legato al territorio, anche nelle piccole denominazioni”. I dati danno ragione a queste prefe- renza volta a esaltare l’unicità di ogni singolo vino attraverso coltivazioni sostenibili, visto che in circa 10 anni gli ettari di vite biologica in Italia sono abbondantemente raddoppiati, quasi triplicati: 40.480nel 2008contro i 105.384nel 2017.Oltre alla diversità nel gusto che i vini biologici da vitigni autoctoni possono offrire c’è un’altra questione con la quale tutti i vi- ticoltori devono fare i conti, ossia le trasformazioni arrecate dai cambiamenti climatici. “Molte cose stanno cambiando, influiscono e creano complessità nelle aziende – continua la Mammuccini – come le temperature che aumentano anche se la vite ha radici profonde per trovare acqua; i problemi di siccità sono sempre più frequenti insieme ad eventi climatici estremi come gelate e grandine che possono arrecare danni consistenti e ridurremolto laproduzione comeè successonel 2017. Lo sforzo è quello di adattarsi a tutti questi mutamenti, affrontarli e cercare di limitare al minimo i danni; ecco perché gli autoctoni e la coltivazione biologica possono essere uno strumento importante per l’adeguamento ai cambiamenti climatici perché ogni pratica viticola viene adottata in base alle specificità locali”. IL FUTURO IN ROSA Parlando del successo del vino italiano e degli infiniti con- sensi che ottiene dagli esperti di tutto il mondo (e dai buoni bevitori), non si possono non citare le “amate bollicine”, in particolare quelle venete del Prosecco che sono diventate un vero e proprio esempio di successo globale. Prosecco sì… ma, oramai da un po’ di tempo, si sente citare il Prosecco Rosé, una rivoluzione in fatto di produzioni e disciplinare. “L’obiettivodi parlareufficialmentedi ProseccoRoséerastata fissata per la vendemmia 2019 – spiega Luca Giavi , direttore del Consorzio di Tutela della Denominazione di Origine Con- trollata Prosecco – ma sarà difficile, abbiamo ancora diversi aspetti da considerare, soprattuttocon l’assembleadei soci”. Unprodotto interessante, capacedi affrontare ilmercatocon una produzione attorno al 10%dei volumi attuali. “Il Rosédo- vrà giungere sul mercato a un prezzo più elevato della media dei bianchi a scaffale – continua Giavi – e dovrà esprimere al meglio le tante caratteristiche organolettiche e le qualità delle uve di pinot nero, contemplate nella vinificazione”. Un argomento di certo stimolante, ricco di attese sia per il target “classico” di chi sceglie il perlage veneto (con cifre imponenti anche nel mercato estero), sia per i nuovi appas- sionati-intenditori come i millennials, sempre sotto la lente d’ingrandimento in fatto di gusti e preferenze.
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