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Tuttavia il recente aumento dei prezzi, imputabile al costo della materia prima, si è riversato anche sui fusti senza che il grossista riuscisse ad ammortizzarlo. La conseguenza è stata un aumento del prezzo sui punti di consumo. Che ha innescato, a sua volta, un significativo calo dei volumi: -3,2%. Stessa dinamica anche sul vetro da 75 cl? Assolutamente no. Anzi. In questo caso registriamo infatti un aumento dell’8,8% a volume , segno inequivocabile non solo del fatto che i grossisti puntano oggi a qualificare l’of- ferta, rivolgendosi con vini “più alti” a una ristorazione più evoluta, ma anche del fatto che sempre più locali, dal canto loro, ricercano referenze di qualità. Di fatto la ricerca di qualità è un trend comune a tutto il comparto delle bevande: il grossista - con l’obiettivo di fare più margini – punta maggiormente sugli spirit, sulla birra, e – appunto – sul vino, riducendo acqua e bibite. Parlando di vino, che differenza c’è tra bar diurno e ristorante? In termini di prezzo le distanze sonominime: 6,1 euro nel bar diurno, 6,3 nel ristorante. La vera differenza consiste invece nel trend a volume che per i ristoranti sale al 17,4% e al 20,3% a valore, chiaro segno – come ho già sottolineato – di come qui si stia qualificando l’offerta con l’introduzione di vitigni di qualità e di costo superiore. La rete distributiva ieri e oggi: quali differenze? Un tempo era molto diffusa la diretta, oggi, per ottimizzare i costi logistici, invece, i produttori si rivolgono sempre più spesso ai grossisti. E riconosciute le potenzialità del vino di qualità, è sempre più frequente che per il vino ci siano professionisti dedicati, con un ricco bagaglio di conoscenze enoiche e quindi in grado di proporre il prodotto ai clienti. Parliamo di vitigni: qual è il trend? La quota di mercato maggiore, no- nostante i dati non proprio positivi degli ultimi mesi, attribuibili al for- te aumento dei prezzi, continua ad essere appannaggio del prosecco. In linea generale si constata che i bianchi performano meglio al bar (complice la mixability), mentre i rossi trovano ancora nel ristorante il loro luogo di elezione. È comunque d’obbligo prendere in considerazione anche le variabili regionali che rendono più dinamico questo quadro. Vino in horeca: potenzialità e limiti Un plus, come dicevo all’inizio, è l’importanza crescente del comparto, oggi al 14% di quota. Il limiteprincipale è invece l’estrema polverizzazione del mer- cato, dove non esiste un brand leader come accade, invece, in altri settori. Ne discende che i grossisti puntano sul vino, ma senza un’offerta di marca forte. In Gdo, dove la situazione non è di base molto diversa (visto che la frammentarietà è una criticità endemica del vino italiano) si cerca di ovviare con progetti di category; nel mondo dei grossisti non vi si riesce, ci si limita piuttosto a lavorare a livello locale. Ne consegue che le aziende produttive, anche quelle con massa critica significativa, continuano ancora og- gi ad avere scarsa penetrazione nazionale sull’ingros- so. Eppure sono fiducioso: le prospettive ci sono, spe- cialmente al Sud, dove il crescente interesse dei consumatori può essere un volano importante. PREZZO MEDIO IN VOLUME ANNO 2018 APRILE 2019 / Mixer 35 Anno Terminante Quota Volume Trend Valore Trend Volume Trend Prezzo Medio Indice Prezzo Medio VETRO 75 cl Sell out di 450 Grossisti Bevande ai punti di Consumo 6,1 100,0 12,5% 8,8% 3,3% 100 Bar Diurno 6,1 32,6 12,9% 8,7% 3,9% 101 Ristoranti 6,3 22,4 20,3% 17,4% 2,5% 104 FUSTO Sell out di 450 Grossisti Bevande ai punti di Consumo 2,1 100 8,1% -3,2% 11,7% 100 Bar Diurno 2,1 37,8 8,0% -0,7% 8,6% 99 Ristoranti 2,2 23,0 9,3% -2,6% 12,1% 103 I bianchi performano meglio al bar, mentre i rossi trovano nel ristorante il loro luogo di elezione
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