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APRILE 2019 / Mixer 77 e il Vuillermin. Vini interessantissimi, va detto, per un totale di bottiglie esiguo, paragonabile alla produzione annua di una grande cantina. Bianchi caratterizzati dalla grande spinta minerale, ma anche rossi clamorosamente setosi, dal frutto compattoe intenso, uniti ad incursioni riuscite inzonabollicine metodoclassicoepassiti, tra cui obbligatoriocitare lo“Chau- delune”, un ice wine ottenuto con uve bianche vendemmiate alle prime gelate, davvero una chicca. VALTELLINA: LA TERRAZZA PIÙ GRANDE D’ITALIA Spostandosi verso est, un’altra valle che non ha bisogno di presentazioni è la Valtellina. La storia del successo di quella che è, dati alla mano, l’area terrazzata più grande d’Italia (850 ettari declinati in circa 2500 km di ‘terrazze’) è antichissima, dato che la viticoltura in quell’anfiteatro naturale rappresentato dalle Alpi Retiche è una tradizione consolidata, fonte sia di autoconsumo che di reddito, vi- sta la vicinanza con il confine Svizzero; vini esportati, con successo, già dal medioevo. La religione, in Valtellina, si chiama Nebbiolo, che nella variante Chiavennasca, decli- nata nelle versioni (in realtà sorta di toponimi) Sforzato, Inferno, Grumello e Sassella rappresenta un compattis- simo poker d’assi. Schermato dagli influssi delle correnti alpine, correttamente irraggiato, orograficamente ricco, con il corredo della brezza proveniente dal lago di Como, il territorio della Valtellina ha sempre mostrato le sue po- tenzialità. Vendemmie manuali, svolte con la particolarità delle ‘gerle’, utilizzate dai ‘portini’ per muoversi sugli ap- pezzamenti scoscesi, il territoriale per eccellenza ha come compagni di viaggio la Pignola, la Rossola, la Prugnola, oltre al Merlot e al Pinot nero, utilizzati qui come uve da taglio. Ben 7 DOCG, una DOC e un IGT, un parco di vini di indubbio livello qualitativo. VALCAMONICA: UN BRINDISI AI CAMUNI Concludo il mio detour vallivo con un accenno ad un’al- tra zona di confine, la Val Camonica, che si estende tra il Passo del Tonale e il Lago d’Iseo, una splendida striscia di terra lunga 100 km collocata tra le provincie di Brescia e di Bergamo. Verosimilmente abitata fin dal Mesolitico (quin- di 8-10 mila anni fa) dai Camuni, enigmatica popolazione migrante famosa per l’inclinazione artistica (le incisioni ru- pestri sono tra le più antiche databili), è un territorio in cui la vocazione enoica è relativamente giovane ma di sicuro interesse: ladenominazioneValcamonica IGTèdel 2003,ma rappresenta una delle più importanti aree vitivinicole della regione. I vitigni principali sono Riesling, Müller-Thurgau, Marzemino, Merlot, anche se, devo dire, i vini più interes- santi sono quelli non ancora coperti da disciplinare. La Val Camonica, anche per via del suo isolamento, ha una solida tradizione di coltivazione per l’autoconsumo. Vini bianchi per tradizione, ma anche Nebbiolo, Ciliegiolo, la variante locale di Schiava o ancora il territoriale, giustamente ri- scoperto Erbanno, potrebbero riservare, nel pros- simo futuro, sorprese qualitative di rilievo assoluto.

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