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4 Mixer / MAGGIO 2019 IL PUNTO del presidente FIPE Lino Enrico Stoppani I temi della sostenibilità ambientale continuano ad essere di grandeattualità , nonsoloper i continui allarmi sullostato di salute della Terra, che arrivano da climatologi, ambien- talisti ed ecologisti, ma anche per una nuova e più attenta sensibilità che il problema raccoglie da una fascia sempre più ampia della popolazione mondiale. “ Expo Milano 2015 ” ha certamente richiamato attenzioni e scosso coscienze sul tema, Papa Francesco vi ha dedicato una sua“rivoluzionaria”enciclica ( LaudatoSi’ ), adimostrazionedella rilevanza e dell’urgenza dei problemi, che impongono scelte difficili, alcune anche impopolari, perché comporterebbero rinunce e sacrifici rispetto a comodità e brutte abitudini che hanno un alto costo sociale, in termini di sostenibilità. Questo non significa convertirsi al fondamentalismo ambientalista o schierarsi con la teoria della “ decrescita felice ”, favorevole ad una riduzionecontrollata, selettivaevolontariadelleproduzioni e dei consumi per riequilibrare il rapporto tra uomo e natura, mameritadi tentareunavvicinamento responsabileal concetto di Alexander Langer, uno dei padri del movimento ambienta- lista italiano, che sosteneva: “ la conversione ecologica potrà affermarsi soltantoquandoapparirà socialmentedesiderabile ” . Su questi temi i giovani studenti di tutto il mondo stanno prendendosi giustamente la scena, perché il futuro è loro , dimostrando un virtuoso dinamismo, al riguardo coinvolti dalla sedicenne attivista svedeseGreta Thumberg, con il movimento internazionale “ FridaysForFuture ”, capace di mobilitare una riflessione epocale sui cambiamenti necessari, che riguardano gli stili di vita dell’uomo, il suo rapporto con la natura e le sue ricchezze, designando confini non più valicabili. In contempo- ranea, si sta sviluppando una teoria economica, definita “ Eco- nomia Civile ”, un’economia, cioè, costruita a misura d’uomo, in grado di affrontare, non di aggredire, il futuro, che chiama a riflettere su scelte e comportamenti che stanno procurando danni devastanti e irreversibili, che si traducono, poi, in segnali inequivocabili circa la gravità della situazione, come i sempre più frequenti ed estremi eventi meteorologici, lo scioglimento dei ghiacciai, il buco dell’ozono, l’estinzione di specie animali e vegetali, la desertificazione di laghi e vasti territori, che por- tano anche alle migrazioni, con i connessi altri problemi sociali. Queste riflessioni sull’ambiente, anchese facilmentecondivi- sibili dallamaggioranzadellepersone, sembrerebberopoco inerenti e distanti rispetto ai temi del Pubblico Esercizio , propri del rappresentante di categoria. A parte che anche gli esercenti pubblici sono cittadini, con i diritti e i doveri di tutti, sta invece in questa diffusa e apparente distanza tra i problemi dell’ambiente e chi li genera, l’essenza del problema. Manca, cioè, ancorapienaconsapevolezzasugli effetti dei nostri comportamenti sulla natura, con anche una carenza di informa- zione e di preparazione che dovrebbe accompagnare il nostro posizionamentosuitemiambientali,spessocondizionato,invece, da una spinta emozionale e non razionale, che favorisce, poi, confusione tra movimento e progresso. Tantoper stare in tema settoriale, i rifiuti di cui siamoprimat- tori, alcuni speciali come gli oli esausti, gli sprechi alimentari, le patologie cibo/alcol correlate, l’uso indiscriminato di materie prime lontane dai nostri territori, i crescenti consumi idrici, le esalazioni o i rumori, l’abuso di prodotti chimici per le pulizie o l’impiantisticadei locali, sonoargomenti checi riguardanoeche impattano pesantemente sull’ambiente, spesso sottovalutati o mal considerati, la cui correttagestioneè spessovista comeuna complicazione. In un’epoca in cui si abusa del concetto di “ Re- sponsabilitàSocialedell’Impresa ”, intesa come valoreaggiunto rispetto agli imprescindibili e primari obiettivi economici propri dell’impresa, che richiedepiù attenzione sulleproblematichedi natura etica, sociale ed ambientale, collegate trasversalmente alle attività imprenditoriali, si dovrebbe trovare terreno fertile per accompagnare interventi che la situazione imporrebbe. Invece, registriamo ritardi, resistenze e contrarietà suggerite da miopi ideologie, incapaci di dare una diversa visione e pro- spettiva a interessi individuali, anche legittimi. Nonsi èmai troppopiccoli per noncontareotroppooccupati per non occuparsi ; anzi, il cambiamento più profondo nasce dal basso, dalla vita quotidiana, dagli usi e dai consumi delle persone, dei quali proprio i Pubblici Esercizi sono attrattori e generatori. Se i tempi richiedono alta attenzione, spirito critico e senso di responsabilità, sono le scelte minute, desiderabili oggi e sostenibili domani, che ci cambiano la vita oggi e cam- biano il mondo domani. La responsabilità dei Pubblici Esercizi è anche quella di essere “pubblici” e di saper generare, quindi, anche usi e abitudini, di diffondere buone (o cattive) pratiche, alimentando una consapevolezza sociale o rinfocolando l’in- differenza comune. Tra il desiderabile di oggi e il sostenibile di domani

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