MX_317
Foto: Nicole Cavazzuti Foto: Nicole Cavazzuti GIUGNO 2019 / Mixer 21 CÉSAR ARAUJO HUARCAYA Nato il 25 gennaio 1987 a Lima, a 10 anni si è trasferito dal Perù a Milano. Da 8 mesi è head bartender al Bob di Milano. Perché sei venuto proprio in Italia? Furono i miei genitori a decidere di emigrare in Italia alla ricerca di un livello di qualità di vita più alto di quello che offriva all’epoca il Perù. Ma parlavi già italiano? No, ma ho imparato la lingua in fretta perché sono andato subito a scuola. Nessuna difficoltà ad ambientarti? A dirla tutta, i primi due o tre mesi furono tosti. Dal momento che non parlavo e non capivo l’italiano, non ero mai invitato a giocare. E ricordo ancora con una certa tristezza quando, durante una partita di calcio a scuola, un compagno mi ag- gredì verbalmente dicendomi: “peruviano di ***** tu qui non giochi più”. Avete avuto problemi per il visto di soggiorno? Io no perché miei genitori vennero in Italia prima di me e chiesero in seguito il ricongiungimento familiare, quindi al mio arrivo i documenti erano già in regola. Dicci la verità, essere peruviano ti ha aiutato a emergere nel mondo dei bartender? Mi ha aiutato a far scoprire ai miei clienti alcuni prodotti sconosciuti in Italia. Ingeneralepensi che i peruviani sianoben accolti in Italia? Sì. Io per lo meno ho percepito disponibilità e curiosità, sia da parte dei colleghi che dai clienti. Che cosa ti manca del tuo Paese? Il cibo e il mare. E che cosa ti piace dell’Italia? Tutto, sopporto a fatica solo la poca informazione che c’è su alcuni argomenti. Infine, dal puntodi vistaeconomicosei stato trattatocome i colleghi italiani? Assolutamente sì. LUCA HU Classe 1980, nato a Shanghai è arrivato a Milano all’età di 4 anni È stato difficile ambientarti a Milano? No. Anzi. Mi sono integrato immediatamente senza mai sen- tirmi straniero in terra straniera. E nonostante all’inizio non parlassi italiano, ho imparato velocemente la lingua. Devo dire che ho bellissimi ricordi del periodo delle elementari e delle medie. Avevo una bella compagnia di amici, che in buonaparte frequento tutt’oggi. Secondomegli italiani sono un popolo davvero ospitale e accogliente verso lo straniero. Mai stato vittima di forme di razzismo? Mai di gesti gravi o di violenza fisica. Mi è capitato, e solo di rado, di sentirmi dire da ragazzino frasi del tipo: “Cinese di ***** torna a casa tua”, ma nulla di più. E credo che fossero manifestazioni di ignoranza più che di vero razzismo. Che cosa ti manca della Cina? Nulla. Dopo 35 anni di vita a Milano, mi sento più italiano che cinese per abitudini e costumi. Amo andare in vacanza in
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=