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LUGLIO/AGOSTO 2019 / Mixer 99 a molti altri settori produttivi, proprio questa globa- lizzazione ha causato, come reazione, un movimen- to di riscoperta di coltivazioni tipiche di un mondo pre-boom economico, molto spesso abbandonate per semplici difficoltà produttive (rendimenti troppo bassi, attaccabilitàdai parassiti, frutti delicati e inadatti a vendemmie industriali) o per inseguire determinate mode del momento. Caso emblematico è quello della Nascetta , vero territoriale della zona del Barolo, che ora, grazie adunmanipolodi 11 coraggiosi produttori, sta riprendendo il ruolo che le spettava, sacrificato alle necessità dell’ ‘oro nero’ delle Langhe, o ancora dell’ Asprinio e tanti altri meravigliosi territoriali come il Ginestra e il Biancolella in Campania, o il Famoso in Romagna. Ma c’è un fenomeno più di altri che ha colpito la mia attenzione, un po’ perché nasce nella mia Regione, molto perché è incredibile l’energia con il quale tutto il territorio – amministrazioni pubbliche comprese – si è impegnato fattivamente nel processo di riscoperta. È il caso della Spergola . LA COMPAGNIA DELLA SPERGOLA Originario della Provincia di Reggio Emilia, soprattut- to nella zona di Scandiano, Sassuolo e Casalgrande, spessoconfusocon il Sauvignon, èunvitignoche, nelle sue diverse accezioni ( Pomoria, Pellegrina, Spargola ) è segnalato già nel 1600 come vino rinomato, coltivato in zona collinare, in terreni argillosi, ricchi di gesso, con buona resistenza alla siccità. La sua ricomparsa (attual- mentequantificabile in circa100ettari vitati,ma in fase di aumento) nel comuni di Scandiano,Albinea,Quattro Castella e Bibbiano, ha portato, nel 2011, alla nascita della Compagnia della Spergola, che, riprendendo le tradizioni della storicaSocietàEnologicaScandianese, si è incaricata di favorire lo sviluppo del vino ottenu- to dal vitigno e del territorio su cui viene coltivato, ricordiamolo, troppo spesso identificato come “terra di Lambrusco”. IL GRAPPOLO “ALATO” Il motivo è presto detto, si tratta di un prodotto iden- titariodi grandequalità, caratterizzatoda ungrappolo nonparticolarmente fitto (‘spergolo’, appunto), alatoe conmaturazionemedio-precoce. Il vino che se ne pro- duce è elegante e raffinato, sa di sfalcio di campo, kiwi e mela verde, possiede una sorprendente mineralità e una bella spalla acida, cosa che lo rende particolar- mente adatto sia alla spumatizzazione (menziono, tra gli altri, l’eccellente “Particella 128” di Cinque Campi) che alla produzione di un vino da dessert perfetto con i dolci caratteristici della cucina locale. Un vitigno da riscoprire, insomma, che nei sogni migliori non re- sterà appannaggio di pochi ma verrà conosciuto ed apprezzatoa livellomondiale, ennesima testimonianza, casomai ce ne fosse bisogno, dello stermina- to patrimonio enologico della nostra penisola.
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