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SETTEMBRE 2019 / Mixer 95 LA MAPPA DEL VINO ISOLANO OGGI La situazioneattuale, invece, parlamoltochiaramente: quella siciliana è una delle prime produzioni italiane per quantità (la quarta, nel 2018, con circa 5 milioni di ettolitri complessivi) e di gran lunga la prima come superficie vitata, con 106 ettari totali. Una “MajorWine-Region” conuna chiarissima inclina- zione per i territoriali, presenti inmaniera quasi esclu- siva, se si eccettuanoChardonnay e Syrah, comunque diffusi in versioni soddisfacenti: Sicilia sudorientale con il Nero d’Avola, oggi il vitigno a bacca rossa più diffuso, e poi ancora la zona dell’Etna, con Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, oltre a Carricante, Catarratto e Inzolia, e ancora la Sicilia sudorientale, con il Frappato, la Sicilia nordorientale con il Nocera e Perricone, Grillo, Grecanico, Corinto nero nell’isola di Lipari, e finalmente Malvasia e Moscato. UN MIX DI INVESTIMENTI E… MAGIA Un trionfo di sapori, gusti emineralità che raccontano la storia di una Regione d’elezione, certo, ma nella quale si è anche, moltomeno oniricamente, investito. E molto. Impianti, attrezzature, cantine, competenze tecniche, convinzioni e intendimenti marcati, soste- nibili e in alcuni casi di viticultura eroica. Questo, ed un tocco di magia in bottiglia, hanno fatto la differenza. Un movimento che rinasce, rivoluziona- riamente, tre la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, innestandosi suuna tradizione fortissima, di imprese e produttori che negli anni hanno spostato baricentri commerciali a livello mondiale (Florio, Vini Corvo,CantinePellegrino, Planeta, Firriato, Tascad’Al- merita, Cusumano, Donnafugata) proseguendo una storia di fedeltà incrollabile ad un territorio comples- so ma fascinoso, che ora raggiunge il meritatissimo lustro, nazionale e internazionale. I nuovi riferimenti sono Cos, Cornelissen, Occhipinti, che si muovono tra tradizione e innovazione con spirito dinamico, inesausto e orgoglioso. DINAMISMO DI (NUOVI) NOMI Io aggiungo qui i nomi di una sorta di nouvelle va- gue della nouvelle vague , un manipolo di produttori di grandissima qualità, tutti, non a caso, concentrati attorno alle pendici dell’Etna, testimonianza di un territorio di ricchezza inimmaginabile. Due firme antichissime, come Tornatore e Benanti, presenti fin dall’800 e ora rilanciati con fervore sulla scie dell’energia della seconda o terza generazione. Di questi segnalo per il primo l’Etna Rosso, una versio- ne di mineralità sconvolgente, per il secondo l’Etna Bianco Superiore “Pietramarina”, gu- sto e sapidità. E poi ecco i due ‘nuovi’ – conferma del fascino di una professione sempre più responsabile di ‘cambi di vita’ drastici, e a volte illumi- nati – ovverosia Graci, sempre di Castiglione di Sicilia, di cui segnalo l’Arcurìa, bianco o rosso (splendidi esempi delle potenzialità di un approccio di raracompetenza invigna)ealla fine Pietradolce, giovanissima ma già molto significativa re- altà catanese. Da assaggiare obbligatoriamente il loro Etna Rosso, sia il “Contrada Ram- pante” che il “Barbagalli”. Se rimarrete, come è capitato a me, senzaparole, avretegià ini- ziato a familiarizzare con i contorni del Mistero.
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