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4 Mixer / OTTOBRE 2019 IL PUNTO del presidente FIPE Lino Enrico Stoppani L a questione femminile è, con quella giovanile, tema di profondo interesse , grande attenzione, rilevante importanza emolto complesso, che va dai delicatissimi temi dellaviolenzasulledonneaquelli dellaproduttività, e interessa trasversalmente la società, tanto da essere recen- temente finito… anche dietro ai fornelli. Marco Pierre White – chef star con una vita personale movimentata, etichettato come l’enfant terrible della ristorazione inglese – infatti, richie- sto di una parere sulle donne in cucina, ha risposto che “ sono emotive e per questo poco adatte a reggere le pressioni che la professione di chef comporta”. Non contento, nel precisare anchealcunequalità femminili – sensibilitàmigliorenel palatoe nell’olfatto, coerenti, informate e puntuali – aggiungeva, però, che “ sono meno veloci e fisicamente più deboli” , ribadendo il suo orientamento maschilista ai fornelli. Queste dichiarazioni hanno avuto una forte risonanza per l’autorevolezza di un personaggio , che a soli 33 anni è stato il più giovane cuoco di sempre a conquistare le 3 stelle Miche- lin, ma forse soprattutto perché ha colpito l’atteggiamento di un esponente di successo di una generazione che dovrebbe avere nelle corde questo tema con ben altro orientamento. Ne sono seguite indignazione e polemiche, anche all’interno del settore e non solo in Inghilterra. Il nostro Massimo Bottura, pari grado in termini di stelle e autorevolezza, certamente con un po’ di saggezza in più ri- spetto al collega, ha replicato che “la professionalità non ha sesso ”, portando la sua esperienza di straordinario ristoratore che occupa molte donne che ha scelto non per le imposizio- ni normative sulle “ quote rosa ”, ma perché consapevole del talento che sanno esprimere sul lavoro, dove hanno aiutato a migliorarequalitativamenteanche l’ambiente, inpassatocarat- terizzato da una forte presenza maschile, che non risparmiava “ volgarità e scherzi ”, ora caratterizzato da “garbo, gentilezza e rispetto” in cui le donne primeggiano. È argomento sensibile del settore , non fosse altro per il fatto che il 51,80% degli occupati è di genere femminile, ma non solo: le donne sono anche imprenditrici nel settore, con un tasso di femminilizzazione delle nostre imprese, anche se ancora inferiore rispetto ai livelli dei servizi alla persona, ma decisamente sopra lamedianazionale (nella ricettività ledonne che fanno impresa sono circa il 30% contro il 21% generale delle imprese). Sono numeri “conquistati” per meriti, nonostante i tanti pregiudizi che ancora accompagnano l’impegno delle don- ne nel lavoro e i problemi di welfare familiare, dove l’Italia sicuramente porta molti ritardi. Nel ranking misurato dal Global Gender Gap, che considera la disparità di genere, l’Italia è solo al 70° posto, che diventa addirittura 126° se considerassimo anche la disparità salariale. In un Paese, inoltre, in cui la crescita economica è purtroppo misurata in decimali, secondo le stime di Banca d’Italia, se il tasso di occupazione femminile salisse al 60% dall’attuale 48,90% (quello degli uomini è del 67,10%), traguardando que- gli obiettivi di civiltà che l’Unione Europea indicò a Lisbona qualche anno fa, il nostro P.I.L. aumenterebbe di 7 punti in percentuale. Un toccasana per le nostre disastrate finanze (circa 123 miliardi di euro aggiuntivo di PIL!), ma ancor di più questo cambiamento porterebbe ad un profondo migliora- mento nella nostra struttura del lavoro e della produttività. Il Prof. Maurizio Ferrera, in un suo bel libro titolato Fattore D , spiega come incentivare ledonneadentrare -e rimanere- nel mercato del lavoro non solo migliora la condizione femminile, ma migliora il mercato: il lavoro femminile è infatti un molti- plicatore di occupazione e spinge l’economia verso scelte di welfare economico e sviluppo culturale. Certo si tratta di spezzare il circolo vizioso: buone politiche, ben al di là delle quote, creano meno disoccupazione, meno culle vuote e anchemeno povertà, collegando questi fattori in senso positivo e non alternativo. Il mondo cambia ogni giorno, con passi più o meno veloci, grazie alle invenzioni che danno forti accelerazioni, ma anche grazie ai tanti piccoli passi che migliorano ogni giorno i tanti aspetti della vita. La precarietà di lungo periodo del lavoro femminile ha bisogno di uno sforzo culturale , che parta dalle famiglie, dalla scuola, dalle istituzioni, e che fertilizzi quotidianamente i concetti di pari diritti, doveri, dignità e opportunità. Anche l’opportunità per tutte le ragazze di poter scegliere orgo- gliosamente dietro quali “fornelli” stare: di casa propria, di un grande ristorante, della propria vita. Quote Rosa in cucina

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