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42 Mixer / NOVEMBRE 2019 RISTORAZIONE Dall’estero Vino da dessert, da bere con la Melktert, la crostata di latte in afrikaans, il Malva Pudding, un budino con marmellata di albicocche, o le Koeksisters , le tipiche frittelle sudafricane a forma di treccia aromatizzate alla cannella che si gustano intingendole nel miele o in uno sciroppo fatto di acqua, zucchero e cremor tartaro. Goeie eetlus a tutti quindi, ricordando che tanti altri colori, e ricette, sono lì da scoprire in un paese grande oltre quattro volte l’Italia e con una storia, terribile certo, ma che ha dato vita a un eccezionale melting polt. Anche in cucina. IL VINO SUDAFRICANO Proprio il vino è un’altra delle eccellenze dell’enoga- stronomia sudafricana grazie all’ottima orografia del suoterritorio.Risalenteal 1659,quandovenneprodotta la prima bottiglia di vino a Città del Capo da Jan van Riebeeck, la viticoltura sudafricana ha fatto negli anni passi da gigante, concentrata soprattutto attorno al Capo, con i vigneti di Constantia, Paarl, Stellenbosch e Worcester, che hanno dato vita a oltre 60 denomi- nazioni di origine controllata. Se all’inizio si puntò a vitigni di alta resa come il Cinsaut, dopo l’inizio del 1900, quando più di 80 milioni di vigneti diedero vita a una sovra-produzione che portarono i viticultori a sversare vino nei fiumi e nei torrenti, si iniziò negli anni ’20 a puntare anche sulla qualità con la nascita della cooperativa KWV. Ricerca della qualità che ebbe un brusco stop durante l’apartheid con il conseguente boicottaggiodei prodotti sudafricani in tutto ilmondo. Negli anni ’90, abbattuto l’apartheid, la rinascita con unapoliticavoltaall’esportazionedi vini benconosciuti in tutto ilmondo, come loShiraz, ilCabernet Sauvignon e lo Chardonnay, anche se degni di nota sono vini più tipicamente locali come lo Chenin Blanc o una sorta di Porto chiamato Cape port. BUNNY CHOW E VINO PINOTAGE
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