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4 Mixer / NOVEMBRE 2019 IL PUNTO del presidente FIPE Lino Enrico Stoppani R itornosuitemidellasostenibilità–ambientale,sociale ed economica – perché in questi mesi la cronaca ci è tornata molte volte , ma anche perché sembra stia avverandosi un passaggio epocale, segnalato dalla giovanissima generazione che sta alimentando l’onda dei mo- vimenti del “FridaysForFuture”, con il loro drammatico e urgen- te messaggio sul degrado ambientale, e dagli economisti del “SaturdaysForFuture”, che vorrebbero far diventare il sabato, dove tradizionalmente si concentranogli acquisti delle famiglie, occasionedisensibilizzazionepermigliorareleabitudinidispesa. Gli effetti di questo tsunami ambientalista cominciano a di- ventarepolitiche. IlGovernoitalianohaannunciatoilsuo“ Green New Deal ” per un’Italia più verde, con al centro la protezione dell’ambiente, per il qualehaannunciato investimenti pluriennali da 50 miliardi di euro. In agosto, 181 CEO di multinazionali americane, che si ricono- scono nella “Business Roundtable”, hanno impresso una svolta epica al concetto di Capitalismo, che per la prima volta non viene declinato come ricerca della massima remunerazione del capitale investito, ad esclusivo vantaggio degli azionisti, ma co- me ritorno a beneficio di tutte le parti interessate: dipendenti, clienti, fornitori, comunità. Ecco allora il rafforzamento del concetto di sostenibilità sociale, che si prefigge, cioè, di garantirecondizioni di benessereumano (sicurezza, salute, istruzione, giustizia, libertà, democrazia, di- versità culturale, etc.) equamente distribuito tra classi e genere, contrastando le diseguaglianze che minano la coesione sociale. Negli ultimi anni – e l’esempio che arriva dagli Stati Uniti è emblematico–cresconoleaziendeche integranoil ruolodello Stato , con i progetti e gli investimenti di welfare aziendale, che interessano la formazione, l’assistenza sanitaria, la previdenza integrativa, i servizi sociali e tante altre forme di attenzione ai loro dipendenti. La capacità di equilibrare sostenibilità ambientale, sociale ed economica traduce il concettodi svilupposostenibile, quellosvi- luppo, cioè, ingradodi coniugare il soddisfacimentodei bisogni della generazione presente con quelli delle generazioni future. I valori dell’etica e della socialità diventano, quindi, componenti essenziali nei comportamenti dell’uomo, sui quali si sta svilup- pando una diffusa sensibilità, un ampio sostegno dell’opinione pubblica e una (ancora debole) educazione civica. Molti hanno la sbagliata convinzione che la sostenibilità sia un costo, un freno per la crescita e una contraddizione rispetto all’innovazione. La sostenibilità, invece, è un moltiplicatore di positività, non solo reputazionale – che già da sola sarebbe comunque un risultato –, ma anche economica, perché riduce i costi e i rischi, spinge l’innovazione, rafforza le attività in una logica di lungo periodo. Questo passaggio implica un cambio culturale. Ma è anche vero che la cultura – intesa nel senso più ampio del termine – è la base che ci consentedi integrare economia, società e ambiente. “ La cultura è la gioventù della economia ” dice spesso il Pre- sidente di Confcommercio Sangalli, perché grazie alla cultura possiamo intercettare, comprendere e rielaborare i temi che determinano il nostro futuro, come quelli della sostenibilità, sui quali il settore del “Fuoricasa” ha precisi ruoli e responsabilità, anche di indirizzo. Se, infatti, èdiscutibile l’affermazioneper laquale “con la cultura non si mangia ”, è, invece, sicuramente vero che in come e cosa si mangia si incorpora una componente culturale potentissima e contagiosa. Non è un caso che Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, intervenuto alla Conferenza Fipe sulle prospettive della Ri- storazione italiana, ci abbia esortato a promuovere una svolta salutistica e sostenibile della nostra offerta, non solo perché i futuri consumatori, che sono i giovani di oggi, la pretenderan- no, ma anche per raccogliere un dovere etico che non è più prescindibile dal ruolo imprenditoriale. Come?Si comincia sempredal bassoedalla terra, pretendendo, peresempio,cheivigneticheproduconoBarolo,checompriamo all’ingrossoaprezzi rilevanti, sianozappati ecoltivati senzausodi nocivi diserbanti, investendo sulla stagionalità e territorialità dei nostrimenu,contrastandoglisprechialimentari,favorendoilriuso di materiali come il vetro, migliorando la raccolta differenziata. Piccoli gesti e segnali virtuosi che incidono sulla nostra quoti- dianità e che cambiano il futuro. La cultura della sostenibilità e… il Barolo
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