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DICEMBRE/GENNAIO 2020 / Mixer 103 Oggi il Surfer’s Den è un locale di successo. Puoi raccontarci come è nato? Le piante hanno trasformato il luogo e lo hanno fatto di- ventare una piccola oasi di profumi, di colori, di farfalle e di api. Le persone hanno cominciato a cercare e amare questo piccolo giardino. Crediamo che nessuno vada in un cocktail bar esclusivamente per il cocktail; non si prende un drink perché si ha sete e non esiste il ‘bisogno del cocktail’ come del caffè al mattino. Il cocktail è più che altro un momento dove si può cercare relax, socialità, festa, uscire dalla routine della giornata o della settimana. Su questo noi abbiamo lavorato molto perché il cocktail sia parte di un paesaggio più ampio. Grazie al vostro intervento nell’area Mixer Educational di Host sappiamo che il giardino ha un ruolo centrale nel vostro locale e che sarà presto protagonista di un progetto molto importante. Puoi raccontarci qualcosa a riguardo? Si, abbiamo in programma di coinvolgere le persone nella vita del giardino e questo significa molte cose: per esempio a febbraio la potatura delle rose sarà un lavoro collettivo a cui, prenotandosi, si potrà partecipare. Sarà una giornata bellissima di freddo, fango e spine che si concluderà con un pranzo insieme qui da noi. Oltre ai lavori sul campo, abbiamo intenzione di coinvolgere i nostri clienti in viaggi per festival e giardini in Italia e in Europa. Speriamo presto di riuscire a dar vita a un’associazione che possa fare qualcosa anche in modo più ambizioso per la città. Al Surfer’s Den non è solo il giardino a ricoprire un ruolo importante, anche il menù gioca in prima linea come elemento ludico. Come è nato e qual è il motivo di questa scelta così particolare? Con il menù vogliamo proporre le nostre ricette speciali: 10\12drink cheelaboriamonell’arcodi 6mesi.Questi cocktail sono il risultato di viaggi, letture, cene, film, di chiacchiere con clienti che vengono da vicino e da lontano, che fanno il nostro lavoro o tutt’altro. Nei nostri menù le illustrazioni sono importantissime e non rappresentano mai il cocktail: sono invece una sorta di moodboard di ciò che si troverà nel bicchiere. La parte ludica serve a guidare la scelta del drink: raramente la persona che non ha le idee chiare su che cosa bere sa dare indicazioni comprensibili a chi deve preparare il cocktail. Barman e cliente spesso parlano lin- guaggi reciprocamente incomprensibili e portarli entrambi UP: AMARI, BITTER STABILE: GIN, TEQUILA, MEZCAL, WHISKY, VERMOUTH DOWN: VODKA UP & DOWN CLASSIFICA SPIRITS DI YURI E IRENE

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