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50 Mixer Ristorazione Amarzo 2018 arriva ‘Le Nove Scodelle’ con una cucina partico- lare di una regione meno nota, il Sichuan. “Pochi piatti semplici che riprendono la tradizione e non necessariamente rispecchiano la cuci- na che si trova ora in Cina. Siamo andati a studiare testi molto antichi. E ci siamo rifatti all’usanza di preparare nove portate durante le feste (nove è un numero importante per la cultura cinese), servite insieme studiando l’equilibrio tra i piatti, un pensiero che combacia con quel- lo che vogliamo fare. Sono piatti forti, non è una cucina per compia- cere. Usiamo carni selezionate piemontesi, uova a chilometro zero, farina biologica. Viene tutto dall’Italia tranne il pepe di Sichuan”. Originario dello JiJhian nel sud della Cina da dove sono arrivati i primi ristoratori cinesi, Zhou si è laureato in Economia in Italia mentre il socio è cuoco. Come è stata accolta la vostra scelta? “Gli italiani la capiscono meglio dei cinesi, sono più attenti, vogliono avere la sicurezza di mangiare un cibo conmaterie prime di qualità e sano”. La gente ha bisogno di qualcosa di autentico, locale? “Si cerca una cuci- na nuova, particolare, un gusto forte in un mondo sempre più omolo- gato anche nei sapori. E la cucina cinese è ricca e diversa, ha una varietà infinita”. Ne arriveranno altre? “Lo spero, i cinesi sono noti come coloro che copiano ma abbiamo 6000 anni di storia, stiamo solo scalfendo la superficie di un capitale immenso. A Milano ci sono tanti giovani che cucinano cose nuove, io spero che portino qualcosa di genuino, auten- tico e bello”. MU: TRA MILANO E TORINO, TRA GOURMET E STREET FOOD “Con MU dimsum abbiamo voluto aprire un anno fa un ristorante per fare capire cosa è veramente la cucina cantonese, e in particolare di Hong Kong – spiega Suili Zhou, anche lei nata in Cina e cresciuta in Italia – Volevamo sfatare l’immagine della cucina cinese di bassa qualità, che con l’ondata dei sushi non è certo migliorata. In genere si pensa che un ristorante cinese abbia prezzi bassi, piatti poco di- geribili e una pessima qualità. Tutte cose negative, io volevo portare qualcosa di positivo della mia cultura”. Il ristorante ha un ambiente elegante ma semplice, dove do- mina il legno (mu in cinese), è aperto da mezzogiorno a mezzanotte e propone ravioli e bao anche nel pomeriggio, secondo una visione tipicamente orientale. Qualità e materie prime biologiche comple- tano l’opera. Centrale alla proposta è il tè. “Stiamo programmando di offri- re degustazione del tè nel pomeriggio con dim sum (pronuncia dim sam, i ravioli) abbiamo una carta con una decina di tipi diversi ma che amplieremo ulteriormente. Anche nei ristoranti giapponesi di ‘MU dimsum’ propone la vera cucina cantonese, che prevede anche nel pomeriggio ravioli e bao, preparati co n materie prime biologiche e di qualità. In programma anche degustazioni di tè selezionati → CORONAVIRUS: CALANO LE PRENOTAZIONI NEI RISTORANTI CINESI L’ufficio studi Fipe/Confcommercio stima che l’allarme suscitato dalle notizie sulla diffusione del coronavirus stia mettendo in grande difficoltà la ristorazione cinese in Italia. Nei circa 5.000 ristoranti cinesi si registra una perdita di fatturato del 70% che tradotta in valori assoluti significa meno 2 milioni di euro al giorno. Se a questo aggiungiamo i 500 mila euro che i turisti cinesi in Italia spendono ogni giorno per mangiare la perdita complessiva della ristorazione è di 2,5 milioni di euro. E il Codacons (coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) rilancia: “L’allarme Coronavirus sta provocando l’allontanando degli utenti che si tengono immotivatamente alla larga dai ristoranti asiatici nella errata convinzione che tali luoghi possano essere veicoli di contagio, ma soprattutto sta generando atti di intolleranza verso la comunità cinese, estremamente pericolosi e da stroncare sul nascere. Non esiste alcun pericolo nel frequentare esercizi gestiti da cinesi, considerato che il cibo servito viene acquistato in Italia. Il razzismo è senza dubbio più pericoloso e dannoso del coronavirus e si diffonde ad una velocità immensamente maggiore”.

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