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18 Primo piano Mixer Conti in rosso, mancano 21 miliardi scenari emergenza / Luciano Sbraga, vice direttore generale e direttore dell’Ufficio Studi, lancia l’allarme: la crisi potrebbe costare un quarto dei ricavi del settore nel solo 2020. Sempre che a maggio si possa procedere a una graduale riapertura dei locali. L o stop impostodall’emergenza coronavirus potrebbemandare in fumounquartodel girod’affari annuodell’intero settore dei consumi fuori casa. Le stime elaborate da Fipe testimoniano, nella immediatezza dei numeri, la serietà della situazione. «Abocce ferme e cioèbasandoci sulle informazione attualmen- te disponibili che parlano di una graduale apertura dei locali a partire dal mese di maggio – spiega Luciano Sbraga, vice direttore generale e direttoreUfficio Studi di Fipe –, stimiamo che a fine 2020 il settore regi- strerà una perdita di ricavi di 21miliardi di euro, pari al 25%del valore annuo complessivo del settore. Il conto è presto fatto: per ogni mese di chiusuraoccorre imputare 8,3miliardi dimancati introiti. La serrata ge- nerale costeràquindi circa 16,6miliardi. Eaquesti si dovrà aggiungere il costo di un secondo semestre che, nellamigliore delle ipotesi, marcerà a ritmi molto ridotti: dovremo infatti attenderci un sostanziale fermo del turismo internazionale e un andamento debole di quello interno, frenato dagli effetti di una presumibile perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie italiane». Pococontribuiscono, inquesto scenario, lenicchie cui è consen- tito continuare la propria attività anche inquestoperiododi quarante- na. «Il delivery – precisa Sbraga – resta una voce residuale del sistema, su cui incide soltantoper circa 1miliardodi euro l’anno. E anche chi ha scelto di organizzare questo servizio sulla scorta dell’emergenza, non potrà contare su ritorni economici importanti. Quanto invece alla ristorazione autostradale, va considerato il forte abbattimento di traffico imposto dallemisure di limitazione del- la mobilità adottate dal Governo, con conseguenti riflessi negativi sul fronte degli incassi». CONTRATTI A RISCHIO Aquesti dati si devonopoi affiancare anche relativi ai livelli occupazio- nali legati all’Horeca. «La crisi inciderà su due fronti – prevede Sbraga –. Il primo sarà quello dei contratti a termine: le 240.000 persone di norma impegnate a lavorare nel periodo estivo presso bar, ristoranti, stabilimenti balne- ari non sarannopresumibilmente ingaggiate inquesto2020. Le attività prettamente stagionali, se potranno aprire, lo faranno a ranghi ridotti; quelle invece che sono solite incrementare il personale durante la bella stagione, molto probabilmente faranno leva sul solo personale stabil- mente in organico. Vi saranno poi da valutare anche – e qui si apre il secondo fronte – le conseguenze che la serrata produrrà sui contratti a tempo indeterminato. Al momento, appare però prematuro fare pro- iezioni». LE INCOGNITE DELLA RIPARTENZA Eprematuroè anche ipotizzare tempi emodi della ripresa, perchémol- to dipenderà dalle misure di sicurezza e prevenzione che la accompa- gneranno. «Possiamo immaginare–anticipaSbraga– che i diversi canali dovranno fronteggiare problematiche differenti. Ilmondo del bar, che sarà penalizzatoda circa il 30%della complessiva perdita stimata per il 2020, dovrà fare i conti con spazi dei locali piuttosto ristretti, ma potrà anche contare sul vantaggiodi offrire occasioni di consumo funzionali, allequali si può rinunciare condifficoltà. I ristoranti tradizionali invece, su cui pesa il restante 70% dei mancati incassi, sconteranno il fatto di essere legati per loro natura a momenti di forte e diffusa convivialità, che potrebbero essere limitati ancora a lungo». ❁
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