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Aprile 2020 1 L’inevitabile rivoluzione alle porte Editoriale N iente saràpiùcomeprima?Chissà…sul lungo periodo si vedrà, ma a breve certamente sì. Non amo le frasi retoriche, ma quella di apertura contiene molte verità . L’emergenza mon- diale, che si è abbattuta con particolare forza sulla nostra penisola, è di quelle destinate a segnare una linea di demarcazione tra un “prima” e un “poi”. Molto più di quanto abbia fatto l’11 settembre. Una realtà che riguarda tutti: singolarmente , come es- seri umani nel rapporto con gli altri esseri umani, potenziali minacce e portatori di invisibili bacilli pericolosi per la propria salute, ma anche colletti- vamente, come persone che svolgonoprofessioni in cui il ruolo della socialità è fondamentale. Nel mondo dei locali pubblici c’è grande voglia di riaprire . La nostra copertina con la sara- cinesca abbassata è un urlo di dolore per chi vive di relazioni e rapporti fisici, di contatti, di sorrisi, pa- role e condivisioni. Il nostro settore vive di socialità. Ma dietro la nostra cover c’è invece tutta la vogliadei lettori di sollevarequella serranda edi ri- aprire. Il “quando” nondipende da nessuno di noi e dobbiamoaffidarci agli esperti e sperare che le scelte siano sagge e sensate, in gradodi conciliare esigenze di salute e di lavoro. Sul “come” aprire si spalanca tuttounmon- do di possibilità e di incognite . I titolari di attivi- tà hanno di fronte due macigni immensi. Il primo evidentemente è economico, la perdita di incassi e di fatturato; il giro di affari e di clientela che si è im- provvisamente fermato e che nessuno sa quando potrà tornare ai livelli di prima. Su questo fronte si stamuovendo la Federazione dei Pubblici Esercizi (e ne parliamo apag.16), e toccherà ai politici ascoltare le voci di una categoria che ha bisogno di aiuti e so- stegni concreti in tempi rapidi. Il secondo macigno riguarda invece lanecessitàdi cambiare radicalmen- te la modalità di lavoro e l’organizzazione di tempi e spazi. Qui davvero niente sarà più come prima. E non sarà facile adeguarsi agli obblighi che “l’epoca del virus” impone. Per capire quello che ci aspetta bisogna guardare a quel che stanno facendo nei paesi che per primi hanno dovuto fronteggiare l’epidemia e che, nel momento in cui scrivo, stanno provando a riaprire e a tornare ad una sorta di normalità. Federico Rampini ha raccontato su La Re- pubblica alcune caratteristiche delle riaperture ci- nesi , affrontando quello che il Wall Street Journal chiama “TheNewNormal”, la nuova normalità che ci attende e che, a guardarla con gli occhi di adesso, sembra tuttomenochenormale.Nei luoghi pubblici che stanno riaprendo (l’esempioèDisneylandShan- ghai,ma la stessa cosa potrà valere per qualsiasi spa- zio aperto al pubblico con bar e ristoranti) gli orari di ingresso sono stati ridotti, si entra separatamente, ai visitatori viene misurata la febbre. Tutti devono avere un codice digitale dove sono memorizzate le informazioni sanitarie e quindi la garanzia di non essere positivi…. Starbucks ha riaperto il 95%dei propri punti vendita in Cina, ma a orari ridotti e soprattutto con diminuzione dei posti a sedere; ed è quello che do- vranno per forza fare tutti i nostri locali. E le pulizie dei locali sonodiventateunprerequisito fondamen- tale all’attività. In più, tutti si stanno attrezzando per forme di consegna a domicilio o ritiro presso i punti vendita ed è questa un’altra grande sfida che riguarderà i servizi di ristorazione e non solo loro… (iniziamo a parlarne a pag. 26) È inevitabile: la riapertura prevederà com- portamenti diversi dietro e davanti al bancone , spazi radicalmente adattati alle nuove esigenze di distanziamento tra i clienti e anche le abitudini con- solidate, come il caffè fianco a fianco al banco del bar, dovranno per forza essere modificate. Sarà du- ra, durissima, tanto più per i bar che sono il regno delle imprese familiari italiane e per i quali ogni in- vestimentopuò tradursi inun sacrificio e in rinunce personali. Ma bisognerà fare di necessità virtù . Ci so- nomomenti storici in cui alle persone viene chiesto qualcosa in più. E questo è certamente uno di quei momenti. Quella che ci attende non è una piccola re- visione delle abitudini, ma una vera e propria ri- voluzione . A partire dai luoghi di lavoro. Per citare ancora una volta il bell’articolo di Rampini “la sele- zione della specie, la sopravvivenza delle imprese, dipende dalla capacità di adattamento”. Gli italiani, e chiudo con un altro po’ di re- torica, addirittura nazionalista, in passato hanno dimostrato di saper dare il meglio nei momenti di piùdifficili e anchequestavoltadeve essere così . ❁ di DAVID MIGLIORI Mixer

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