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2 Aprile 2020 Mixer Parlare a una voce sola Il punto P ochi giorni fa i colleghi riuniti in unneonato ComitatoPermanente mihannoco-indirizza- tounpubblicoappello, nel quale elencavano i bisogni primari ed urgenti di cui il settore avrebbe bisognoehoraccoltoquestaoccasioneper unarifles- sione che riguarda anche la vita associativa. Oggi stanno nascendo nuovi e numerosi gruppi di opinione e di proposta anche all’interno del nostro settore: è fisiologico in un momento di forte preoccupazione -a volte disperazione- indi- viduale e collettiva, che alimentano il bisogno di confronto e animano la volontà di non rimanere inermi di fronte all’incertezza. Queste nuove forme di aggregazione incro- ciano talvolta il timore di non essere adeguatamen- te rappresentati, o forse non riescono a raccogliere e percepire il valore, la qualità, addirittura l’esistenza, del presidio sindacale, che pur come Fipe riteniamo di aver con grande forza attivato. Anche se proprio il “movimentismo” rischia di creare dispersione e confusione, a partire dall’indebolimento di un’in- terlocuzione istituzionale che privilegia la sintesi, senza dubbio rimane un’opzione legittima e persi- no comprensibile. Non dobbiamo dimenticare che, tuttavia, dal gruppodi opinione alla rappresentanza associa- tiva il passo non è affatto breve, né scontato. Associazioni di categoria forti, struttura- te e utili necessitano, infatti, di tempo per matura- re competenze e organizzazione, di processi lunghi per qualificarsi nelle relazioni edi grandi numeri per contare nei fatti. Non nascono dall’emergenza, ma proprio nell’emergenza possono dispiegare alcune tra le loromigliori qualità . Non sono entità astratte, a cui indirizzare malumori o richieste nei momenti di difficoltà, ma sono la casa comune degli operato- ri del settore, da loro stessi costruita nel tempo, con il collante dei valori sindacali e grazie alla disponi- bilità a sacrificare tempo (e qualche denaro) per la loro gestione. Le grandi Associazioni sono grandi, anche ma non solo nei numeri, e sanno di essere un’ap- pendice vitale dell’organizzazione aziendale , da consolidare e migliorare, ogni giorno e nei periodi di “pace”, anche con la partecipazione attiva, por- tandoesigenze, conoscenze, bisogni e, quando serve, anche costruttive critiche. Molti conosconobene lapassione, l’impegno e i sacrifici di tanti dirigenti sindacali che, su tutto il territorio nazionale, si spendono, giorno dopo gior- no, per rafforzare questa idea di Associazione: non tutti gli imprenditori sono disposti a questo impe- gno, che porta certo qualche soddisfazione, ma più spesso fatica e rinunce. Questa crisi cambierà tante cose, e tante le ha già cambiate: mi auguro possa portare anche ad unanuovaconsapevolezzageneraleeadunrispetto piùprofondo circa il valoredellaRappresentanza e dell’Associazionismo. Non è la rivendicazione di un ruolo, né tan- tomeno l’affermazione di un interesse,ma la consta- tazione di un pericoloso disinteresse nella gestione di interessi comuni, che poi una grande emergenza come l’attuale fa crudelmenteemergere, sollecitando isolate iniziative corporative, che andrebbero invece anticipate, rafforzandoepartecipando inun sistema organizzativo articolato e strutturato che già esiste e che ha bisogno di continua cura e stimoli. Parlare ad una voce sola, per un comparto economico vasto e articolato com’è quello della Ri- storazione, non significa certo “ridurre ad uno” sen- sibilità e identità, finendocon il pensare conuna sola testa. Significa invece chemolti cuori, risorse e capa- cità imprenditoriali sannomettersi insieme, facendo sintesi e sistema, per dare più forza, visibilità e possi- bilità di crescita ad una parte della nostra economia che è una parte non secondaria del nostro modo di vivere quotidiano, ma, soprattutto, è parte fonda- mentale del benessere del Paese. Così, se l’emergenza di questi giorni ci co- stringe a vivere al presente, per risolvere le urgenze, rendendo poco consistenti tutti i programmi delle prossime settimane, persino dei prossimi mesi, tut- tavia, proprio in questo presente bisogna ancora di più sforzarsi di guardare oltre se stessi. Perché forse non è tempo di programmi, ma è sicuramente tem- po di riflessioni lunghe, cogliendo l’occasione per rivedere schemi, pregiudizi e valutazioni chemagari abbiamo tralasciato inpassatoma che ci cambieran- no il futuro. ❁ presidente FIPE di LINO ENRICO STOPPANI
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