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33 Giugno 2020 incombe sulle aziende di questo settore, denuncia l’urgenza di interventi mirati a sostenere (e risolle- vare) una categoria che dovrà affrontare unadifficile ripartenza: da un primissimo bilancio è, purtroppo, già chiaro che gli interventi predisposti dal Governo si stanno rivelando inadeguati a mettere al riparo piccolissime imprese che si stanno scontrando con la chiusura definitiva di attività costruite con i sacri- fici di una vita. Bisognaprendere atto che la sfida concui og- gi deve confrontarsi il Governo impone, non la pre- disposizione di un aiuto sporadico e transeuntema, unattodi coraggiovoltoauna vera epropria riforma del settore in grado di accettare – e fare i conti – con le trasformazioni in atto, tra cui i cambiamenti negli stili di consumo, ilmododi creare convivialitàeospi- talità cheda sempre formanopartedelle sinergie che creano l’identità stessadel “vivere italiano”.Unesem- pio? L’esaltazionedelmododi fare ristorazione tanto rinomata all’estero può oggi, come e più di prima, essere lo strumentoper continuare adattirare turisti da tutto il mondo in un clima tutto mediterraneo e dai sapori che uniscono tradizione e innovazione. In tal senso sembra esserci una seria volontà da parte dei governanti a diffondere il brand italiano, per far conoscere e accrescere il nostro grande patrimonio artistico, culturale e culinario. Ma, come anticipato, per tutelarequestopatrimonioè indispensabile ave- re un ‘progetto di riforma’ in grado di raggiungere un equilibrio del tutto nuovo e più semplice delle previsioni passate e, sembra quasi banalema vale la pena ricordarlo, occorre che coinvolga un ripensa- mento tanto delle procedure burocratiche quanto di un carico fiscale, decisamente troppo elevato per il tessuto imprenditoriale di piccole dimensioni, a esempio, attraverso l’abbattimentodel cuneofiscale per il lavoroma anche che consideri di semplificare e portare a unità le singole imposte locali. In altri termini, la chiave per la “rinascita” tanto auspicata dal Governo, richiede un cambio epocale per fare i conti con un mercato diverso, sia dal punto di vista della domanda che dell’offerta, e quindi un rinnovo negli strumenti, nei modelli or- ganizzativi in grado di affrontare anche le trasfor- mazioni collegate alla digitalizzazione. Dunque risulta evidente l’impellenzadi assi- curare, oggi più chemai, regole uniformi per tutte le attività del “mangiare fuori casa”: la liberalizzazione promossa da Bersani ha consentito di ampliare la platea degli operatori anche in questo campo ma, con il tempo, ha esposto il mercato a un agglomera- to di servizi che non sempre premiano la professio- nalità e la competenza, ingenerando confusione nel consumatore e incidendo fortemente sulla qualità dell’identità del “made in Italy”. Non possono resta- re in vigore regole diverse e oneri maggiori solo per ristoranti e bar, ma devono essere estese le medesi- me indicazioni anche a esercizi di vicinato, artigiani alimentari, home restaurant e a tutte quelle imprese che offrono la possibilità di consumare il cibo fuori dalla propria abitazione. Non è più tollerabile in- dugiare, garantire un sistema privo di concorrenza sleale e maggiormente equo rappresenta un passo decisivo per la riforma del settore. Le problematiche sono tante, scomposte e frastagliate ma la categoria dei Pubblici Esercizi ha sempre accettato la sfida del reinventarsi per met- tersi in gioco nel migliore dei modi, consapevole di essere una componente nevralgica della “dolce vita” tanto importante per i nostri connazionali quanto allettanteper un turismocheda sempre apprezzaun buon piatto di pasta condiviso tra amici e sui social. Oraperò c’èdavverobisognodi una rinascita, dauna stagionedi sacrifici si sta cercandodi raggiungereuna stagione di rilanciodi unPaese che, da questa brutta esperienza, deve trovare lo stimolo per fortificare le proprie potenzialità, per porre fine ai problemi che strutturalmente hanno caratterizzato il passato. Au- spichiamoprogetti lungimiranti, progetti di rinascita e rilancio delle bellezze e ricchezze italiane. ❁ 28 mld la perdita, in euro, stimata nel solo settore ristorazione 50 mila le imprese del settore ristorazione esposte a rischio di fallimento 2.500 le imprese costrette a chiudere nel settore intrattenimento
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