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47 Giugno 2020 modelli di business? «Il Covid-19 ha accelerato le par- ticelle di questo cambiamento paradigmatico. Una serie di va- lori, dalla sostenibilità alla salute, fino alla centralità del Bene Co- mune, o una nuova qualità del tempo e dello spazio, emergono con forza aldilà delle nostre in- tenzioni: ci costringeranno a cambiare marcia». Quale realtà ci aspetta, anche in ambito progettuale? «Sarà un mondo dove immagi- nare oggetti, spazi e ambienti di- versi. Il grande tema emerso con la quarantena riguarda il capo- volgimento del nostro rapporto con lo spazio e con il tempo. Noi tutti vivevamo una realtà in cui avevamo poco tempo e moltissi- mo spazio da attraversare, come neo-nomadi, dimenticando che senza la qualità del tempo di vi- ta tutto questo perde valore. Poi siamo rimasti per lungo tempo confinati nello spazio domesti- co, spesso molto ridotto. La ma- gia del confinamento: si deside- ra più intensamente ciò che ci è mancato». Nella Nuova Normalità, che ruolo avranno i designer? «Il ruolo del progettista sarà de- cisivo, avrà finalmente la possibi- lità di fare quello che ha sempre desiderato: cambiare il mondo, immaginando le soluzioni e spe- rimentando, insieme ai sociolo- gi e ai politici, ipotesi realistiche per un mondo migliore. Tutto per dare voce a nuovi desideri, dal momento che non si potrà più lavorare né pranzare gomito a gomito. Sarà necessario proget- tare e produrre scrivanie, tavoli e ambienti che assicurino un di- stanziamento che non è sociale, ma piuttosto un diverso respiro attorno a noi, che porta a un av- vicinamentopsichico ed emozio- nale. Questo è un elemento deci- sivo per una nuova visione pro- gettuale e produttiva: possiamo definirlo un decongestionamento degli spazi, anche attraverso un tempo programmato e contingen- tato ». Cosa dobbiamo aspettarci dalle aziende? «Le aziende saranno chiamate a seguire queste indicazioni. Il tempo, come gli spazi, saranno regolati, affinché non superino una certa quantità (pensiamo ad esempio ai trasporti). Questo vuol dire che stiamo conquistan- do – anche se obtorto collo – un nuovo respiro attorno a noi. Nel momento in cui il virus attacca il sistema respiratorio, ci troviamo impegnati a difendere il respiro, intornoalle cose, intornoalleper- sone e nei luoghi che viviamo. A maggior ragione se siamo in viag- gio o in luoghi che non conoscia- mo. Possiamo definirla la “giusta distanza”, e anche le aziende do- vranno capirlo trasformando la massimizzazione invalorizzazio- ne. Potremo così rispondere al di- stanziamento sociale con l’avvici- namentopsichicodella reciproci- tà e dello scambio, che ci porta a vivere, finalmente, in una comu- nità di destino». E quale sarà il ruolo della tecnologia? «La tecnologia sarà l’elemento abilitatore per questa nuova vi- sione: il digitale dovrà piegarsi a esigenze di qualità della vita e focalizzarsi su un uso di algo- ritmi e Big data per raggiungere questo scopo, più in linea con un’economia civile in grado di essere inclusiva e non più divisi- va. Questa è la sfida per una nuo- va utopia sostenibile». ». ❁ SOPRA Francesco Morace, sociologo e presidente del Future Concept Lab

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