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2 Ottobre 2020 Mixer Il punto U n tempo si usava l’espressione “ primumvive- re, deindephilosofari ” per indicare cheprima bisogna pensare a sopravvivere, poi ci si può dedicare a farefilosofia. Questa indicazioneèquanto mai attuale in tempi di pandemia, tensioni sociali e crisi economica, con una caduta del PIL per l’anno 2020 che – “ben” che vada, e in questo caso “bene” si fa per dire sfiorerà la doppia cifra nel nostro Paese. L’impatto sul lavoro, sui redditi e sull’economia rea- le presenterà un conto impensabile soltanto alcuni mesi fa. Come ha sottolineato un recente rapporto FIPE, il settore turistico, che negli ultimi anni aveva garantito significativi tassi di crescita, vede a rischio 1,3milioni di posti di lavoro. Eppure, oggi più che mai, sopravvive chi pensa, che significa dare spazio ad una profonda e autentica riflessione di senso. Non basta appigliarsi alle, più omeno, efficaci scialuppe di salvataggio che in questi mesi sono state lanciate in direzione delle imprese, perché non sempre questi aiuti arrivano in tempoe, inogni caso, nonbastanoenonbasteranno. È infatti limitativo confidare solo negli aiu- ti e contributi dello Stato per garantire alla propria azienda la possibilità di superare la crisi e sostenere l’attività. Perché, se è pur vero che stiamo vivendo l’occasione storica senza precedenti delle risorse eu- ropee messe a disposizione con il Recovery Fund, è altrettanto evidente che tali fondi andranno – anche giustamente–adalimentare investimenti strutturali, infrastrutture materiali e immateriali, piani nazio- nali e fondamentali servizi pubblici. L’auspicio è che possano aiutare a superare l’emergenza, ma anche le crisi strutturali che da tempo attanagliano il nostro Paese. Certamente siamo stati tra i primi a chiedere liquidità immediata e contributi a fondo perduto. È evidente, però, che se il PIL italiano – che cuba circa 1.800miliardi – è in caduta libera, mancheranno tra- sversalmenteatantisettori“fatturati”chemetteranno a repentaglio gli economics di molte aziende. Rimboccarsilemaniche,ripensarsi,reinven- tarsi,èdunquesempremenoquestionefilosofica,ma diventapraticadisopravvivenza. Appare fondamen- tale avviare un ripensamento culturale delle proprie attività, in un mondo stravolto dal lockdown e dalle sue conseguenze. I Pubblici Esercizi – per la loro in- trinsecaconnotazione sociale– sonostati fra leprime attività a venire chiuse, hanno rischiato di essere tra leultime a riaprire eoggi stannovivendocomepochi altri settori sulla propria pelle il fortissimo cambia- mento di regole, stili di vita e modelli organizzativi, anchedel lavoro. Adattarsi a tuttoquestoper unpub- blico esercizio implica un cambiamento profondo, sul quale va di dovere avviata una riflessione. Per sopravvivere oggi bisogna ripensare il propriomodellodi business, adattare i propri asset, imparare a pensarsi in modo più ampio e integra- to con filiere affini. Oggi più che mai bisogna fare affidamento e rafforzare la componente imprendi- toriale della propria scelta professionale: perché le caratteristiche del buon imprenditore sono tante, ma quella che farà la differenza è la determinazione nel ricercare soluzioni ai problemi. Al riguardo porto l’esempio di una ristora- trice milanese, che ha riaperto facendo delle scelte precise e coraggiose: dimezzare i piatti disponibili nel menu, ridurre gli sprechi, organizzare meglio il personale, sperimentare il nuovo format del pranzo, utilizzare gli spazi dellapiazza antistante al suo risto- rante, ridurre i prezzi. Tanti aggiustamenti, un’unica visione chiara: adattarsi si può e si deve. Certo,nonsfuggechenontuttihannolestes- secondizioni dipartenza,maalcuni trendsonopre- potenti e ignorarli significa perdere un’occasione. Penso alla cosiddetta evoluzione del fast food al fast gourmet: la velocità è diventata un trend della risto- razione,mentre laqualità si è confermata comemust del settore. Un’altra novità di questi mesi è l’aumen- tatoutilizzodegli spazi esterni ai locali, impostodalla priorità sul tema della sicurezza. E proprio la nostra categoria ha un’implicita responsabilità sulla sicu- rezza, che va oltre il distanziamento sociale e la sani- ficazione: basti pensare al temadellamovida esploso dopo le ristrettezzedel lockdown , allepatologie alcol correlate, al sempre più importante presidio del ter- ritorio. Serve dentro i locali unpersonale sempre più qualificato, dalla manodopera alla “mentedopera”, come ha scritto giustamente qualcuno. Servono certo istituzioni che remino dalla nostrastessaparte; il remo,però,bisogna impugnar- lo per primi inmano. Il sociologo Giuseppe De Rita in un recente intervento sul Corriere della Sera ha richiamato l’at- tenzione sull’anticovizio italicodell’impreparazione, spiegando comeoggi più chemai nonpossiamoper- mettercela, da nessun punto di vista. Non potevamo saperequellocheci sarebbeaccaduto, possiamodeci- dere comeaffrontarequelloche èaccaduto. “ Nonsol- leticare la pancia, ma orientare le scelte ”, come scrive De Rita, è certamente il compito della classe politica, ma anche delle organizzazioni sociali. Spetta quindi anoi lamentarequellochenonva,manonpossiamo rinunciarenemmenoadaccompagnare i nostri Eser- centi in una strada che va lontano: quella dell’impe- gno, quella che va verso il futuro. ❁ presidente FIPE di LINO ENRICO STOPPANI I l coraggio di ripensarsi

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