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Novembre 2020 1 Libertà di dissentire e protestare Editoriale S crivo queste righe a fine ottobre, in un cli- ma particolarmente teso e preoccupante, e ignoro quale situazione ci sarà tra qualche settimana quando leggerete queste mie righe. Ma nulla lascia pensare che la situazione possa mi- gliorare. Anzi. L’impressione forte, con continue misure che cambiano giorno dopo giorno, è di es- sere in bilico su una superficie in pendenza che ci trascina verso il basso… Sono giorni di proteste, spesso, anche di scontri in piazza. La rabbia è comprensibile, la violenza meno . La rabbia di chi è costretto a chiu- dere l’attività e non sa più come portare a casa i sol- di per sfamare la propria famiglia è sempre com- prensibile. Ma è difficile vedere onesti esercenti e negozianti dietro l’assalto ai negozi di Gucci o in chi spacca le vetrine di altri negozianti. I titolari di pubblici esercizi sono in prima fila tra chi subisce gli effetti nefasti della pande- mia . La domanda che si fanno inmolti è: paghiamo gli effetti della pandemia o di politiche sbagliate che colpiscono solo alcuni? Difficile rispondere. Anzi, bisogna diffi- dare di chi risponda con troppa sicurezza , in un senso o nell’altro. La diffusione su scala mondiale di un pericoloso virus è una cosa inedita per la so- cietà moderna: nessuno può sapere con esattezza quali possono essere le giuste misure per fronteg- giare e contenere la diffusione della malattia. In Italia, come in tutto il mondo, si procede a vista, a tentoni. Con difficoltà e inevitabili errori. È difficile accettare la chiusura per i baristi e i ristoratori che in questi mesi hanno riaperto adottando tutte le misure necessarie per gestire l’attività in sicurezza , dalla riduzione del numero dei posti per consentire il giusto distanziamento, alla sanificazione costante e continua dei locali, dalla adozione di mascherine e termometri per la misurazione della temperatura corporea, al con- trollo dei comportamenti dei clienti,. Tanto più mentre le Chiese restano (finora) aperte (per “te- nersi” buono il Vaticano come sostengono i mali- gni o per lasciare uno spazio di spiritualità impor- tante in un periodo difficile, come dicono altri?), i mezzi pubblici girano pieni di gente ammassata; gruppi di giovani sono liberamente e impunemen- te in giro senzamascherina protettiva. Dov’è il sen- so di tutto questo? Facile sentirsi vittime di ingiustizia . Ma co- munque la si pensi – e il sottoscritto faparte di quelli che faticano a capire il senso della chiusura di locali controllati lasciando ampi spazi di incontrollabilità nelle piazze – la Politica, con la Pmaiuscola, ha fat- to le sue scelte. Ed è legittimo che sia così. Ha scel- to di salvaguardare e dare priorità alla scuola e ai minori (permettendo ai genitori di poter andare al lavoro senza essere costretti a stare a casa a curare i più piccoli, ad esempio), e di intervenire sul “tempo libero”. Si sarebbero potute fare altre scelte. Certo. Ma nessuno può dire oggi con certezza che sareb- bero state più efficaci nell’ottica del contenimento del virus. Perché al momento non c’è nessuno che sappia dire con numeri scientifici se ci si ammala di più a scuola o al bar, in ufficio o sui mezzi pubblici. Perché la situazione è sfuggita subito al controllo di chi nei mesi scorsi avrebbe dovuto quantomeno prepararsi. E questo, nel Paese dell’improvvisazio- ne e della disorganizzazione non stupisce. Anche se intristisce e non è perdonabile. Se altre scelte avrebbero potuto essere fat- te, è quindi giusto e legittimo protestare se ci si sente colpiti ingiustamente. Siamo in democrazia ed è sacrosanto che ci siano gli spazi permanifesta- re dissenso e rabbia. Bisogna però evitare di farsi usare. I tanti baristi e ristoratori scesi in strada in questi giorni devono fare di tutto per non essere lo scudo di teppisti per i quali qualsiasi occasione è buona per far casino e spaccare vetrine, e che nulla hanno a che vedere con gli esercenti. Oppure, pure peggio, essere strumentalizzati damovimen- ti politici violenti, antisistema e fascisti, che non hanno certo a cuore gli interessi della categoria, ma vogliono approfittare della situazione per creare un clima di tensione e di violenza. A tutti costoro interessa il disordine, non certo la riapertura di bar e ristoranti. ❁ di DAVID MIGLIORI Mixer È legittimo essere arrabbiati, anche furenti, e non condividere le misure del Governo. Ma attenzione alle strumentalizzazioni
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