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32 Dossier Bollicine Mixer parte del consumatore finale, ma anche per que- stioni oggettive, ciò ha favorito gli spumanti più secchi e strutturati e di qualità superiore, adatti a reggere l’accostamento con portate diverse. UNO SGUARDO AL FUTURO Gli esperti concordano come il lockdown di mar- zo-aprile ha segnato la definitiva consacrazione del canale e-commerce, cui molti consumatori si sono rivolti per la prima volta: un canale al quale presumibilmente torneranno in caso di esperien- za positiva. La grande incognita sono le prossime feste, un periodo in cui, ancora, le bollicine, specie del tipo dolce e classico, vanno per la maggiore. Ma portando lo sguardo ancora più in là la crisi eco- nomica che si profila porterà il rischio (per alcu- ni) o opportunità (per altri) di uno spostamento verso prodotti meno cari. Un avvertimento vie- ne dall’andamento dello champagne, il più dura- mente colpito nella prima fase della pandemia. Nonostante ciò le bollicine ancora una volta se la dovrebbero cavaremeglio degli altri vini: secondo la società di ricerche di mercato britannica Iwsr, se per arrivare ai livelli di vendite globali del 2019 bisognerà attendere il 2024, i vini spumanti rim- balzeranno più velocemente grazie al fatto che i consumatori sempre più tendono a consumarli tutto l’anno. ❁ PRIMI AL MONDO ANCHE NELL’EXPORT (MA SOLO IN VOLUMI) Primi produttori mondiali, ma anche primi esportatori di spumanti: gli ultimi dati della vendemmia 2020 sembrerebbero confermare l’Italia nel suo ruolo di principale produttore mondiale di vino al mondo. Italia che, raddoppiando l’export in volume, in dieci anni è diventata anche il primo fornitore mondiale di spumanti, grazie al Prosecco e davanti alla Francia dello Champagne e alla Spagna del Cava. Tutti e tre i Paesi insieme rispondono per l’85% delle esportazioni e partecipano a un successo delle bollicine avvenuto su scala globale: in 10 anni gli spumanti hanno aumentato i volumi dell’export del 74% e i valori del 93%. Valore che premia nettamente lo Champagne, ponendo la Francia al comando della graduatoria mondiale per fatturato. Quattro tendenze per le bollicine Si sperimenta con le lavorazioni e i vitigni per incontrare i nuovi gusti del consumatore C’era una volta lo spumante… sostanza viva, come i lieviti da cui nasce, lavorazione complessa ma lontana dall’essere scolpita nella pietra. Perché come tutti i vini cambia e si adegua al mutamento dei gusti, degli stili di vita e delle occasioni di consumo. Ecco quattro tendenze che guardano alla bollicina del futuro. IL ROSÉ I francesi li hanno sempre fatti gli champagne rosé, d’accordo. E anche i nostri top, Franciacorta e Trentodoc. Per lungo tempo sono stati però guardati con un po’ di sospetto e poco frequentati. Ora tutto è cambiato. Il rosé piace, e si prende spazi in nuove denominazioni. Decisamente di peso il debutto del Prosecco doc rosé (vedi articolo di Maddalena Baldini su questo Mixer) ma c’è anche il consorzio Vini d’Acqui che ha deciso non solo di produrre un Acqui Rosé Docg da uve Brachetto, ma anche di lanciare un Osservatorio permanente delle bollicine rosa del vino d’Italia. La riscoperta spinta dal successo dei rosati fermi e del pinot nero e di altri vitigni rossi farà senz’altro lievitare i 49 milioni di bottiglie di spumanti rosé prodotte oggi. VITIGNI ALTERNATIVI Oltre i tradizionali Glera, Moscato e Pinot nero avanzano i vitigni alternativi. Specie in zone non tradizionalmente dedite alla spumantizzazione, come il Sud Italia. Da qui vengono novità eleganti e interessanti, che spesso e volentieri recuperano vitigni che parlano del territorio. Come fa il Dubl di Feudi San Gregorio, che sperimenta con gli autoctoni Greco di Tufo, Falanghina e Aglianico (in versione rosé), il Pas Dosé D’Araprì con Bombino bianco e Pinot Nero e il sorprendente Zoe, un 100% da uve Riesling coltivate a 400 metri in Calabria. SEMPRE PIÙ IN ALTO I cambiamenti climatici, nolenti o volenti, stanno cambiando la geografia del vino, portando vitigni dove prima non crescevano. All’aumento delle temperature si tende a salire, di latitudine o di altitudine. Un esempio? Arunda, la cantina più alta d’ Europa a 1200 metri a Mölten / Meltina in Alto Adige, che produce Rosé, Blanc de Blanc e Pas Dosé. Ma si sale di altitudine anche lungo le pendici dell’Etna, come fa Abbazia Santa Anastasia con il Q1000 un 100% Pinot nero (altro trend, questo del monovitigno, da seguire con attenzione). Problema: spesso il disciplinare non permettere di superare una certa quota. Ma con il tempo si adeguerà. BASSA GRADAZIONE, NATURALE E BIOLOGICO Sono tutte facce della stessa medaglia: il desiderio di salutismo delle nuove generazioni, che post pandemia si estenderà ad altre generazioni, rafforzandosi. Il mercato dei vini biologici cresce, con un tasso annuo secondo Iwsr dell’8% tra 2015 e 2019, mentre la bassa gradazione o il senza alcol sono cresciuti negli spumanti nell’ultimo anno del 16%. Così le bollicine si adeguano. Proponendo anche referenze “naturali”. Richiama la tradizione e cultura contadina trevigiana ad esempio “Brutto”, un Asolo Prosecco Superiore DOCG sui lieviti non filtrato, con una limitata presenza naturale di solfiti e pochi zuccheri. ❁
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