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1 Febbraio 2021 Un “gioco” in cui si vince con coraggio e immaginazione Editoriale C hi ci conosce sa cheMixerdedicada sempre unaparticolareattenzioneagli approfondi- menti . E sa anche che la leggerezza di alcune pagine è sempre compensata da altri contenuti che meritano lentezza, concentrazione e attenzione. Il periodo che stiamoattraversando ci obbliga, per for- za di cose e serietà personale, adun impegno ancora maggiore per proporvi il giustomixdi articoli light e riflessioni di più alto livello. Sul fronte dei contenuti “alti” ho deciso di lanciare una sfida non facile agli esperti del nostro settore . Ho proposto loro di provare a raccontare ai nostri lettori come sarà il mondo del fuoricasa dopo la pandemia. Domande che tutti si fanno e a cui è difficile rispondere, non mancano. Due soli esem- pi. Quali innovazioni messe in atto in questi mesi resteranno anche “dopo”? Con quali criteri i clienti sceglieranno i “loro locali” dopo la pandemia? Per rispondere serve una certa dose di co- raggioedi immaginazione . Qualcunodeveper forza provarci. Meglio sbagliare una previsione fatta con cognizione di causa, piuttosto che stare alla finestra a commentare sempre “dopo”,magari aggiungendo “lo avevo detto io!!!”. Quello di provare ad immaginare il futuro nonèuneserciziofine a se stesso . Al contrario, capi- re come cambia la realtà serve per attrezzarsimeglio ad affrontarla. Capire i cambiamenti dei gusti e delle esigenze dei clienti (e capirlo prima degli altri, in un settore affollato come quello dei pubblici esercizi) fa spesso la differenza tra continuare l’attività o ab- bassare per sempre la saracinesca, vivere omorire. Che sia cresciuto l’asporto nei ristoranti e che abbia riguardato in maniera “pesante” anche le gelaterie (nella prima fase) e i bar (soprattutto nel- la seconda), non serve certo che lo dica Mixer. Più interessante capire come questa innovazione, che permettedi contenere leperditedi fatturatooggi edi aumentarle in futuro, incida sul rapporto tra barista e cliente. Se finora quello che contava era soprattut- to il rapporto personale, in un mondo in cui parte del fatturato lo si realizza senza nemmeno vedere in faccia i propri clienti, cosa cambia nel rapporto con chi ci sceglie? E perché sceglie noi e non i nostri competitor nella via di fianco, se non è più la nostra simpatia a fare la differenza? Il rapporto personale nel mondo fuoricasa gioca un ruolo decisivo . Il cliente sceglie il bar dove il caffè è buono, ma anche dove trova un barista sor- ridente, un locale bello ma anche con persone con cui scambiare due chiacchiere, un locale pulito ma anche dove passare alcuni minuti di relax. L’aspor- to toglie tutto questo. E probabilmente fa crescere ancora più l’importanza della qualità delle materie prime e il servizio. Un tema su cui sono curioso di sentire i pa- reri riguarda il numero e la varietà dei punti ven- dita, visto che l’affollamento italiano non ha pari al mondo (a parte forse la Spagna). Voci autorevoli si augurano damolti anni una selezione naturale che lasci in vita solo “i migliori”. Ma, crisi economica dopo crisi economica, questo intervento darwinia- no nel settore del fuoricasa pare non arrivi mai. Se nemmeno una pandemia mondiale riuscirà a pie- gare il settore, direi che tutti i nostri lettori possono stare tranquilli… La speranzaè chedaquesta tragediaglobale vengaunaspintaalmiglioramento del servizioe che gli esercenti italiani sappiano sfruttare le loro grandi doti di inventiva, creatività, ingegnoepassione che ci rendono unici al mondo, per superare anche questa e uscirne, perché no, migliori di prima. Già nelle prossime pagine, in una “prima puntata” che spero ci terrà compagnia per qualche mese, ci sono suggerimenti e riflessioni molto utili . La carta vincente sarà sempre più – spiega Matteo Figura di Npd - mantenere una forte connessione emozionale con il cliente. Perché, appunto, un caffè al bar non è mai semplicemente un caffè al bar, ma è una esperienza, una emozione per quantopiccola, un piacere nel corso della giornata, unmomento di relax; una cena fuoricasa è una gratificazione, una soddisfazione, unpremioper se stessi, un “godimen- to” dei sensi… Chiudo rubando un’espressione usata da Carlo Odello che mi è piaciuta molto . “ Il bar co- me isola felice : non una catena di montaggio che fa espressi e cappuccini, ma un luogo che permette al- le persone di ristorarsi e stare bene”. È l’augurio più bello che possiamo farci tutti. ❁ di DAVID MIGLIORI Mixer Sono le due qualità che devono avere gli esperti del settore a cui abbiamo chiesto e chiederemo come sarà il mondo dell’ospitalità dopo la pandemia. Ma delle stesse qualità devono essere forniti tutti gli esercenti che vogliono far stare bene i loro clienti
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