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32 Pubblico esercizio Mixer È ora di ripartire lockdown / Bisogna cambiare marcia e programmare una graduale ripresa dell’intera catena del valore dell’accoglienza italiana. di Avv. Giulia Rebecca Giuliani Area legale, legislativa e tributaria Fipe A circa 12 mesi dall’inizio della pandemia da Covid-19, i Pub- blici Esercizi sono ancora chiusi o sottoposti a gravose li- mitazioni orarie. Il DPCM dello scorso 14 gennaio ha con- fermato la sospensione degli esercizi di ristorazione nelle Regioni ritenute più a rischio (le c.d. aree “arancioni” e “rosse”) e l’obbligo di chiusura alle ore 18 per quelli situati nel resto d’Italia. Confermata, come noto, anche la sospensione, in tutto il territorio nazionale, delle attività di intrattenimento, quali discoteche, sale giochi, sale scommesse, bingo e casinò. Di fatto, per le attività di Pubblico Esercizio, si tratta di un lockdown a singhiozzo che protrae l’esasperante incertezza sul co- me e sul quando ripartire con una certa stabilità. I numeri della crisi del settore sono impietosi. La perdita di fatturato cumulata nel corso del 2020 ammonta a circa 38 miliardi di euro. Nei primi nove mesi del 2020 hanno cessato l’attività oltre 16.900 imprese e il saldo tra aperture e chiusure è stato negativo per 9.232 unità. Si stima in 50/60mila unità il numero delle imprese che sono ancora a rischio chiusura, con conseguenze drammatiche sui livelli occupazionali una volta che il rubinetto degli ammortiz- zatori sociali dovrà per forza di cose chiudersi (fonte: elaboraz. CS Fipe su dati Istat). Lungi dal voler affermare che le misure restrittive fino ad ora imposte siano state ingiustificate e/o non adeguate al contesto emergenziale che stiamo vivendo. Certo, non può negarsi che il Go- verno abbia messo in campo diversi interventi a sostegno delle im- prese del comparto, i quali, tuttavia, non si sono rivelati sufficienti ad assicurare una prospettiva di stabilità a un settore da un anno a questa parte in ginocchio. Guardando alle sole attività dei servizi di ristorazione con codice ATECO 56, i contributi a fondo perduto erogati dallo Stato, tramite l’approvazione di una serie di scostamenti di bilancio, tra- mite i provvedimenti “Rilancio”, “Ristori” e “Natale”, ammonta- no a circa 2,5 miliardi di euro; è evidente che tale dato, pure som- mato ai benefici derivanti da altre e diverse forme di sostegno (tra cui agevolazioni per l’accesso al credito, esenzioni fiscali e tributa- rie, ammortizzatori sociali, altri interventi economici erogati dalle singole Regioni), costituisce solo un’esigua compensazione delle perdite registrate. Occorre, però, diffidare da chi pensa che sia un

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