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65 Marzo 2021 inchiesta / Al netto di poche eccezioni fortunate con una forte disponibilità economica, in Italia solo chi ha il sostegno di partner o parenti può permettersi di avere dei figli e continuare a lavorare di notte dietro al bancone. di Nicole Cavazzuti → N el nostro Paese per chi lavora di notte e desidera una famiglia non ci sono molte alternative. In assenza di servizi pubblici pensati per aiutare i genitori nella gestione dei figli piccoli dopo il tramonto, restano solo due possibilità. La prima, chiedere aiuto al partner o/e ai nonni. La seconda, cambiare mestiere. Oddio, ci sarebbe anche una terza strada: rivolgersi a una children guest house privata o a una tata fissa. Ma è una soluzione costosa, che po- chi si possono permettere. L’abbiamo già sottolineato nell’inchiesta uscita sul numero di febbraio: sono diversi i bartender che hanno rinunciato ai figli per emergere sul lavoro. E vi abbiamo sintetizzato il perché nell’attac- co di questo articolo. In questo pezzo, invece, ci concentriamo sulle criticità, difficoltà e soddisfazioni di chi una famiglia l’ha costruita. E lo facciamo attraverso cinque storie (anche molto personali e in- time). Idea sviluppata dopo una chiacchierata informale con il bar manager Massimo Stronati, che oggi vive a Palo Alto con la moglie e la figlia Mia, tre anni a maggio. ECCO LE VOSTRE STORIE FABIO CAMBONI, bar manager di Kasa Incanto a Gaeta “Quando mia moglie Francesca per la prima volta è rimasta incinta di Julia, nel 2009, ormai da quattro anni vivevamo a Londra. Tra l’altro, lavoravamo nello stesso cocktail bar, io dietro al bancone, lei come ge- neral manager. Devo dirvi che l’idea di crescere mia figlia in una città così grande e con un clima così ostile nonmi ha mai nemmeno sfiora- to. Inoltre, visto che siamo entrambi originari di Gaeta e a Londra non avevamo né parenti né amici, terminati i mesi di maternità avremmo dovutoaffidarci costantemente auna tata. Perme, nonaveva senso. Per mia moglie, invece, lasciare Londra è stato doloroso. Era conscia che a Gaeta non avrebbe mai trovato una posizione simile a quella che si era conquistata con determinazione e sacrificio lì. E, di fatto, da quan- do siamo tornati non ha più lavorato. Nel frattempo, nel 2015, è nato anche il nostro secondogenito. Ecco, non smetterò mai di ringraziarla e di esserle riconoscente. È grazie alla sua pazienza, tolleranza e aiuto che sono riuscito a dedicarmi alla mia carriera con serenità. Ogni tanto si lamenta, dice che non penso abbastanza alla famiglia. In parte è vero, ma negli anni sono cambiato. Ho capito che il lavoro del barman non si sposa bene con quello del padre. E ho fat- to delle scelte in funzione della famiglia: per esempio, ho rinunciato alle guest in eventi serali per brand importanti come Martini e Red Bull. Ma tutt’ora, Covid-19 permettendo, lavoro sei giorni su sette. E non mi risparmio: dormo quattro ore per notte perché la matti- na porto mia figlia a scuola. E la vado a riprendere a fine lezioni,

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