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76 Mixability Mixer Personalizzazione anchedapartedei clienti, come spiega CalogeroDimino , proprietariodel pub Vittorio Emanuele di Sciacca: “quante volte ho visto correggere uno Spritz con Biancosarti o vodka, per renderlopiùforte…Personalmentepropongounava- riante, l’Aloe Spritz: un long cocktail conaloevera fre- sca, frutti di bosco, prosecco, liquore di passion fruit, succo di lime e seltz, per un sapore fresco e intenso”. C’è poi la creatività regionale di Gianni dell’Olio , proprietariodi tre locali a Bisceglie: “la no- stra idea si chiamaPugliaSpritz, legataallanostra ter- ra: amaro e bitter di nostra produzione, vino bianco pugliese, soda, buccia d’arancia e timo. Al palato si presenta fresco, dissetante e profumato, conagrumi, spezie e parti amaricanti”. Addirittura tre le proposte di Luca Angeli , bar manager del milanese Four Seasons: “chilome- tro zero con una spruzzata di internazionalità sono imiei credo: ilNostroSpritz è compostodaEssentiae Lunae, prosecco e soda al sambuco, il Passion Spritz è unmixdiMartini Fiero, prosecco, succodi passion fruit e soda, mentre il Rosemary è preparato con vo- dka al rosmarino, liquore al bergamotto, prosecco e soda grapefruit”. Più tradizionale IvanMereu , proprietariodel Biffidi Cagliari: “noi loproponiamonella sua versio- neoriginale, convinobianco fermo, seltz e Select,ma in carta abbiamo anche lo Spritz del ‘700, che altro non è che una zolletta di zucchero, Select, brandy all’arancia e champagne”. Tante versioni e visioni per uncocktail iconico, versatile e “cool” che, di certo, continueràadavere grandimargini (anche economi- ci, dato che il prosecco traina lo Spritz e viceversa…) per creatività, personalizzazione e consumo. ❁ SELECT, L’ACRONIMO VIETATO Durante il ventennio, quando Benito Mussolini era al potere, la parola d’ordine era autarchia: nulla di straniero, neppure nel nome, doveva varcare i confini del patrio suolo. Inaccettabile quindi che il Select, fondamentale per la preparazione dello Spritz, suonasse così poco italico. Proteste e manifestazioni di piazza contro l’azienda produttrice, lettere indignate indirizzate al prefetto per bandirne il nome fino a quando (ma non è chiaro se fosse la verità o uno scaltro modo per aggirare il divieto di usare nomi esteri) la società proprietaria del marchio chiarì che si trattava dell’acronimo di Stabilimento Enologico Liquori E Cremore Tartaro. E le lamentele si persero nell’oblio. SOPRA Luca Angeli, bar manager del milanese Four Seasons DESTRA Ivan Mereu, proprietario del Biffi di Cagliari DESTRA Gianni dell’Olio, proprietario di tre locali a Bisceglie
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