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87 Aprile 2021 già in una logica di biodiversità. Alla fine si capì che l’ eletto era proprio quel vitigno enigmatico, il Sa- grantino, la cui origine rimane tuttora ammantata dal mistero, la più probabile delle quali lo vede as- sociato all’uva hirtiola dei romani, ma che di fatto sembra piovere dal nulla, in documenti ottocente- schi, nonostante la rinomanza del vino di Monte- falco risalga già al I secolo d.C. Altra bizzarria, il Sagrantino nella tradizio- ne esiste esclusivamente in versione passita, tanto da essere autorizzata come DOC fin dal 1970, men- tre per la versione secca sarà necessario attendere qualche anno, fino ad arrivare alla DOCG, unica per il Secco e per il Passito, nel 1992. Una fama che da al- lora continua ad ampliarsi, se è vero che se nel 1992, appunto, gli ettari vitati erano appena 66 ed ora si arriva a circa 760. SUCCESSO E SPERIMENTAZIONE In questo processo l’apporto di Arnaldo Caprai, e nello specifico di Marco Caprai, il figlio, per l’affer- mazione della tipologia, è sostanziale, ponendosi come cantina-faro di un vino magnifico, che riesce a raccontare impagabilmente un territorio e un ar- tigianato raffinato, capace di posizionare una (pic- cola) regione al centro dellamappa della viticoltura mondiale. Un successo che continua fino ai giorni nostri, sempre sulla falsariga della sperimentazione, se è vero che cantina Caprai, anche con la linea della Arnaldo Caprai Signature – che si avvale della colla- borazionedell’eno-starMichel Rolland– imbottiglia interpretazioni di internazionali ‘rossi’ di eccellenza, Pinot e Merlot, abbinati a una (altrettanto straordi- naria) linea di bianchi, con il tradizionale Grecante ora affiancato da Chardonnay e Sauvignon, dalla lu- minosa e mozzafiato Cuvée Secrète fino al nuovis- simo Metodo Classico Brut. A mio avviso peraltro è ancora con i classici, che hanno livello qualitativo medio e rapporto qualità/prezzo incredibile che Ar- naldo Caprai vince la battaglia sul campo. È con il Montefalco Rosso, tipologia regolar- mente snobbata prima cheMarco gli ridesse spinta, vigore e posizionamento sul mercato, è con il Col- lepiano, immancabilmente presente in GDO e nel- le carte dei ristoranti, è con lo storico, emozionante Valdimaggio, che ancora scalpita e rintocca, inbocca, come emeglio dei suoi anni migliori, per poi arriva- re alle linee commemorative di Sagrantino dei 25 o dei 50 anni, che rivelano un lavoro di finezza e inter- pretazione incredibile, (in cui il ruolo del ‘maestro’ Attilio Pagli è, come sempre, fondamentale) sia in vigna che in cantina; è lì cheMarcodimostra quanto le sue marcate convinzioni, sulla selezione massale, sul giusto equilibrio vegetativo/riproduttivo, sulla microzonazione e sul concetto di ‘vino evolutivo’, siano giustificate dai risultati. Poi l’azienda è una piccola fucina di progetti, idee e sperimentazioni, molti incentrati sulla tema- tica della sostenibilità (come confermato dal proto- collo “NewGreen Revolution”, varato nel 2007), qui viste più come modalità migliorative – ottenute an- che e soprattuttocon l’utilizzodella tecnologia ‘intel- ligente’, di produrre vino – chenon come scelta etica estrema. Insomma, anche in questo Marco rimane fedele ai suoi principi: ovverosia realizzare vini che parlino del territorio, precisi e caratterizzati da pia- cevolezza di beva. Davvero difficile chiedere di più. Concludo con tre assaggi tra i migliori: UMBRIA IGT PINOT NERO MALCOMPARE 2016 Una chicca per appassionati, un Pinot Nero assoluto: naso di lampone e fragolina di bosco, bocca sapida, finale di rabarbaro e pepe rosa, lunghissimo. UMBRIA IGT MERLOT BELCOMPARE 2016 Denso, raffinato, un monumento al Merlot in purezza in zona Montefalco. Ribes nero, mirtillo, alloro, tocchi di sottobosco, bocca salina, sferzata di arancia sanguinella in chiusura. SAGRANTINO DI MONTEFALCO DOCG 25 ANNI 2016 24 mesi in barrique per il Sagrantino dei sogni: visciola, rimandi balsamici e di anice stellato, bocca densa, succosa, sapida, con richiami di sottobosco, frutta nera e spezie dolci. ❁ Foto: Luca Smalzi

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