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➁ Tra i trenddestinati a restarec’è losmartworking, omeglio, le sue implicazioni. Inprimis, sui consumi: un giorno alla settimana di smart working per di- pendente che lavora in ufficio si traduce in unmeno 20% di consumi in pausa pranzo, caffè ecc. Il secon- do aspetto è invece geografico. Il fenomeno colpisce maggiormente i centri cittadini rispetto alle perife- rie, le grandi città rispetto alle piccole. Uno sposta- mentodei consumi nettoal di fuori dalle grandi città. C’è poi tutta la tematica dei nuovi format, dalle dark kitchen ai virtual restaurant, ossia tutt i quei nuovi locali che non hanno uno spazio fisico per i clien- ti, senza tavoli e sedie, ma solo servizi di asporto o di consegna. Non crediamo si tratti di esperienze temporanee destinate a sparire, bensì nuovi format. Per immaginare il dopo Covid, c’è un Paese che può essere utile come case history, l’Australia, che è oggi una sorta di Stato quasi Covid free. Nella nostra ana- lisi abbiamo osservato che dopo la prima (limitata) crisi dovuta al Covid, l’out of home si è ripresomol- to bene. A gennaio si è registrato un meno 3% dei consumi nei caffè e nei ristoranti rispetto all’anno precedente, insomma, una sorta di ritorno ai livelli pre Covid. Tra le cose che però sono cambiate, c’è un minor traffico e minor affollamento nei grandi cen- tri cittadini. Quello che invece non è sopravvissuta dopo la crisi Covid è stata la passione per la cucina domestica. I consumi sono tornati fuori casa e, se un cambiamento c’è stato, ha riguardato un ancor più netta predilezione per i piatti già pronti che è una tendenzamolto legataalla convenience citataprima. Anche alla luce del “caso Australia”, le nostre previ- sioni sono che, nel suo insieme, il mercato fuoricasa italiano possa tornare ai valori pre-Covid nel tardo 2023 o 2024. C’è un settore, che è quello “institutio- nal”, legato almondodegli uffici e di chi adesso lavo- ra in smartworking, che invece non credo tornerà ai livelli precedenti. sto si è tradotto in un buon risultato del segmento premium nel 2020, nonostante appunto, la crisi. Il secondo punto importante è che il Covid ha ac- celerato una iper segmentazione molto spinta. Og- gi le esigenze dei consumatori si sono micro seg- mentate, dal vegano al free from a mille altre va- rietà. Lo stesso consumatore appartiene a diversi segmenti, a seconda della categoria di acquisto che sta facendo. Le aziende sono costrette a lavorare in condizioni più complicate rispetto al passato. Il terzo punto è quello dell’ ultra convenience. Tutto ciòche avvienenel fuoricasa, soprattuttocon formati molto specializzati oanchenuovi formati, va inquel- ladirezione, quelladella “ultra comodità” di cui il de- liveryè solounadelleprincipalimanifestazioni, figlia del bisogno di avere a casa tutto pronto senza dover più avere la fatica di dover, per esempio, cucinare. Unquartopunto riguarda la ri-definizionedel valore ed il diverso modo del consumatore di valutare un prodotto o un brand: può essere la ricerca di un fine eticamentepiùaltoodi “esperienze” oltre al prodot- to acquistato oppure, ancora, un servizio aggiuntivo oltre al benefisico che si acquista. E suquestoaspetto l’industria di marca è stata spesso messa in difficol- tà da player di dimensioni ridotte e più “agili” che sono riusciti a dare la “risposta giusta” alle esigenze dei consumatori. Ci sonoquindi nuovi player capaci di soddisfare molto bene le esigenze di nicchia, sot- traendo consumatori alle grandi aziende abituate a lavorare con proposte più “mass market”. I leader devono oggi combattere con molti più competitor di ridotte dimensioni che vanno ad erodere la loro leadership. Il Covid ha fermato momentaneamen- te questa tendenza, perché in un momento di forte insicurezza i consumatori cercavano rassicurazione nei brand più noti. Oltre al fatto che i grandi marchi hannostrutturaecapacitàper reagiremeglioepiùra- pidamentea sconvolgimenti comequelli imposti dal Covid (si pensi alla catena di approvvigionamento). Unquinto e ultimopunto è stata la difficoltà di alcu- ni canali delladistribuzionemoderna, inparticolare, degli iper e dei super, soprattutto quest’ultimo che era già in difficoltà da anni. Ne hanno approfittato i discount e le società specializzate in e-commerce. Un’ultima cosa riguarda l’online. Gli operatori che non si eranopreparati per gestire i servizi di delivery e di consegne hanno avuto un blocco delle attività, ma chi si era attrezzatoha colto favorevolmente l’oc- casione per spingere in maniera efficace su questa emergente richiesta. 2 Quali di queste tendenze che ci ha raccontato hanno le maggiori possibilità di diventare strutturali e non semplici fenomeni temporanei? 7 Maggio 2021 → Foto: EleDettori

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